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di Anna Elisa Albanese

Solstizio d’inverno: la notte più lunga dell’anno

Mi aveva colpito l’anno scorso quando sono partita per l’India – esattamente nella notte del Solstizio d’inverno – di come laggiù ad Oriente, ci fosse un sole caldo, estivo e luminoso e di come in contrasto netto e brutale, giungesse improvvisamente notte. Calava di colpo a metà pomeriggio e tutto si faceva buio. Essendo molto caldo ed essendo un paese con grande sovrappopolazione, si creava una stranissima combinazione tra la notte scura e la moltitudine di persone che ancora nel bel mezzo della loro giornata camminavano affaccendate e laboriose, in un affollamento tale da sembrare una notte di Capodanno e di festa tutto l’anno.
Noi qui nell’emisfero Occidentale, sentiamo meno questo contrasto tra ombra e luce, l’inverno asseconda la diminuzione graduale della luce del giorno, le giornate sono spesso coperte dalle nuvole di stagione e dai cieli color neve. Ci viene naturale rintanarci, assecondare un movimento interiore più legato al letargo e ad una tendenza naturale a vivere più dentro (case, intimità con noi stessi,) che all’esterno (strade, mondo, socialità).
Ma laggiù…. nell’emisfero del caldo e della luce, dei colori e dell’oceano, avevo veramente sentito la notte più lunga dell’anno, ne avevo percepito la presenza quasi come fosse lì a parlarmi, e l’ho potuta percepire perché contrastava in maniera evidente la luce.

“Ove c’è molta luce, l’ombra è più cupa”,
Johann Wolfgang Goethe

Ha qualcosa di magico questo passaggio rituale, donatoci dalla rotazione della Terra: la notte desidera essere riconosciuta come parte integrante del ciclo vitale. D’ora in poi, le ore di buio diminuiranno e la notte cederà ogni giorno di più il suo tempo, scandito in piccoli minuti quotidiani, alla luce del Sole che prenderà sempre più spazio, fino ad arrivare al giorno dell’Equinozio di primavera, in cui notte e giorno avranno lo stesso tempo all’interno delle ventiquattro ore. Luce e ombra saranno in un equilibrio perfetto, in primavera verso l’avanzata della luce e la giornata più luminosa dell’anno: il Solstizio d’estate  – e nell’autunno, verso la notte più lunga dell’anno, quella del Solstizio d’inverno questo 21 dicembre.

Se osserviamo il cielo in questo momento di passaggio, abbiamo dei messaggi molto importanti, di cui Saturno nel Sagittario, è il messaggero: in trigono perfetto a Urano in Ariete e in sestile con Giove in Bilancia. Questo aspetto di ampio respiro ci offre la grazia in dono: dobbiamo oltrepassare la porta che conduce dentro a questa notte dell’Anima, farne tesoro più che possiamo con gratitudine immensa e trovare il tesoro lucente in fondo al buio.

Ascoltiamo la stanchezza che ora più che mai si appresta a farci rallentare il passo, le connessioni della nostra mente logica – razionale iniziano a fare acqua da tutte le parti, complice Mercurio retrogrado in Capricorno, che destabilizza le funzioni cognitive, al fine di portarci alla sintesi, che solo il cervello dell’emisfero destro è in grado di fare, perché può dare senso, e il senso ultimo, è dato dal sentire, e non dal pensare. Siamo dunque in cammino già da molto tempo, per avvicinarci a un sentire puro, scevro il più possibile dalla nostra percezione egoica limitata intrisa di antichi retaggi infantili, condizionamenti di questa vita e delle ultime vite, o anche semplicemente, dalle ultime generazioni di karma familiare che ci ha preceduto. La fatica che sentiamo addosso ci mette in ascolto delle nostre radici. 

L’inconscio personale e quello collettivo da cui proveniamo ha a che fare con le nostre radici profonde.

Senza il nostro passato non saremmo qui, non sapremo dare senso alla nostra identità; questi mesi passati ci hanno condotto per mano a ricongiungerci con il potere sommerso e luminoso legato ai nostri Avi e a ciò contro cui spesso ci poniamo in lotta o non accettazione. Il momento della notte buia prima della luce, è l’ultimo tassello da porre nel nostro cammino: amare di noi tutto ciò che detestiamo. Abbracciarlo. E’ una parte oscura che però fa parte di noi, come lo è la notte insieme al giorno, parti della stessa unità. Non possiamo eliminarla per arrivare subito all’alba.

Non possiamo vedere gli alberi fioriti in primavera, se non passiamo prima da quest’ assenza di fiori. I fiori a quel punto perderebbero il loro miracoloso valore, se prima non ne fossimo privati, se non ci fossimo apprestati nell’atto che viene prima di tutto: desiderarli ardentemente.

La notte ci priva della sua luce, come Saturno, il Maestro del Tempo e del karma lavora per sottrazione, al fine di permetterci deliberatamente e coscientemente di poterla avvicinare, come scelta. Possiamo desiderare la vita, la luce, la rinascita, solo se veramente sappiamo il valore che si cela nel suo opposto. La vita prenderà di nuovo il via in primavera, e questo sarà reso possibile e ne potremmo gioire, solo se saremo passati dentro la morte apparente della vita stessa. (significato profondo anche di Plutone).

Mercurio congiunto a Plutone in Capricorno quadrato Urano in Ariete e Giove in Bilancia a sua volta opposti tra di loro, (aspetto che proseguirà non solo adesso, ma che caratterizzerà molto l’anno nuovo), mette l’accento sulla grande tensione collettiva tra i Segni Cardinali. Ognuno spinge per una sua forma di espressione, (un po’ come facciamo noi con gli altri esseri umani) che però da sola sarebbe univoca senza la contro-spinta delle altre forze messe in campo – il confronto e la crescita tramite gli altri. Questo movimento genera una crisi, necessaria per passare e nuove modalità di espressione (da vocabolario della lingua greca oltre al primo significato di “separare”, troviamo così in successione: “scelta”, “giudizio”, inteso anche come “capacità di giudizio”, “discernimento”, “interpretazione” di sogni, prodigi).
Ora non ci resta che abbandonarci a questa meravigliosa opportunità per attingere al messaggio racchiuso dentro di noi da sempre; come un diamante grezzo, solo nel buio più completo possiamo riconoscerci la sua luce – Noi siamo quel diamante grezzo che deve tornare alla sua meravigliosa lucentezza, da sempre esistente al di sotto degli strati che proteggono e imprigionano le paure ancestrali e ataviche che Plutone sta facendo emergere, affinché come neve al sole possano sciogliersi perché non più necessarie nella vita attuale.

 

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In India la luce calava e le persone si preparavano a celebrare le preghiere della sera, le candele illuminavano i templi e le musiche si espandevano in quella che era l’estate invernale, buia e soleggiata allo stesso tempo. In un delicato equilibrio cosmico i cicli della natura ci offrono la strada per allontanarci per un attimo dal nostro percorso e dai nostri consueti ritmi frenetici, dalle pretese alte con noi stessi, dalla rincorsa di mete e ambizioni, tutte cose sacrosante, che tengono insieme la nostra identità; ma l’invito che ci pone questo Solstizio, è invece quello di andare in quelle zone di noi dove niente è così lampante e meraviglioso. Andare nella zona dell’essenza e non dell’apparenza. La zona dove si vedono solo i contorni delle cose e le ombre di quello che potrebbe essere, ma ancora non è.
Durante la notte c’è un momento in cui tutte le energie del mondo si fermano. Anche quando ero in India, e credevo non potesse mai succedere di poter sentire il silenzio, nel bel mezzo della notte accadeva.
Tutto era silenzio.
Prima dei canti dell’alba e dell’ inizio di una nuova giornata, si veniva avvolti dal non tempo – quello delle favole e dei racconti delle Mille e una Notte, quello delle poesie d’amore e degli innamorati di tutti i tempi, quello delle crisi e delle scelte da prendere, quello denso e vitale come il primo cunicolo buio che oltrepassiamo prima di venire al mondo nell’atto miracoloso della nascita.
Il buio necessario al contenimento e alla gestazione prima della manifestazione visibile.

Godiamo di questa notte offerta dal periodo più fertile dell’anno, la nostra luce ora può brillare ed essere resa cosciente se ci permettiamo di entrare e stare in contatto con ciò che non si percepisce con gli occhi, ma con qualcosa d’altro che possiamo conoscere solo se, come Pollicino e altri piccoli e grandi eroi, ci perdiamo nel bosco.

Anna Elisa Albanese 

“Nel nostro inconscio niente è da rifiutare, ma semplicemente da risintonizzare e trasmutare.” C.G.Jung.

Fonte : http://www.sentieroastrologico.it/solstizio-dinverno-21-dicembre-2016/

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