Il Male può essere considerato il risultato dell’Insensibilità.

Il collegamento fra il male ed insensibilità diventa più chiaro se esaminiamo i meccanismi di difesa che operano nella psiche umana. Quando un bambino si sente rifiutato, ferito, quando i suoi bisogni non vengono soddisfatti, in genere si difende cercando di non sentire le sue emozioni, di ridurre la sua sensibilità. Questa forma di protezione si rivela spesso utile ed efficace. Inoltre, quando l’ambiente in cui vive è confuso ed invia messaggi contraddittori, anche il bambino si sente confuso e reagisce con emozioni contraddittorie. Egli non può tollerare una situazione del genere ed anche in questo caso reagisce cercando di non sentire, in quanto questo è per lui l’unico modo per difendersi dagli impulsi e dalle emozioni contraddittorie che non riesce a comprendere.

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Questa difesa è realistica e raggiunge il suo scopo nel caso del bambino, ma diventa irrazionale e distruttiva, quando viene mantenuta anche molto dopo che le circostanze dolorose sono terminate. Quando l’individuo rimane insensibile anche in età adulta, quando ormai non è più un bambino impotente, crea le basi per la nascita del male.

Essere insensibili verso il proprio dolore significa necessariamente esserlo anche nei confronti di quello degli altri.

Se si analizzano da vicino le proprie reazioni abituali, si può osservare che spesso la prima reazione verso il dolore altrui, è di spontanea comprensione, di empatia, di partecipazione. Vi è però una seconda reazione, che ostacola il flusso di queste emozioni. Qualcosa scatta dentro e sembra dire di no ad esse, il che è indica che l’individuo si è difeso, rendendosi insensibile.

In quel momento egli si ritrova apparentemente al sicuro, ma separato. E’ possibile dunque distinguere tre livelli di insensibilità: Il primo è quello dell’insensibilità verso se stessi come meccanismo protettivo. Il secondo è quello dell‘insensibilità verso gli altri. In questo stadio un atteggiamento di passiva indifferenza fa si che la persona possa vedere qualcuno soffrire senza provare alcun senso di disagio. La maggior parte del dolore del mondo viene causato da questa condizione dell’anima. Proprio perché è più sottile dell’aperta crudeltà, alla lunga è più dannosa. Un atto apertamente crudele produce immediatamente degli effetti, e può perciò essere facilmente corretto. L’indifferenza passiva, generata dall’insensibilità, invece, può passare inosservata per molto tempo,  perché può essere facilmente mascherata. Essa permette all’individuo di seguire i suoi impulsi più egoistici, mantenendoli segreti. L’indifferenza potrebbe essere considerata il male minore, se paragonata alla crudeltà, ma è altrettanto dannosa, se protetta nel tempo.

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Il terzo stadio dell’insensibilità è la crudeltà agita attivamente. Questa può essere generata dalla paura degli altri, dall’incapacità di esprimere in modo sano una rabbia troppo a lungo accumulata, o può essere una sottile estensione del meccanismo di difesa precedentemente descritto. Questo potrebbe apparire a prima vista incomprensibile, ma non lo è se si analizzano certe reazioni emotive che governano i rapporti con gli altri.

E’ possibile osservare come il male, la distruttivi  il dolore, siano sempre il risultato della negazione del vero Sè, del sostituire le reazioni spontanee di questo, con delle reazioni secondarie, per lo più dettate dalla paura. Il confine fra l’insensibilità passiva e la crudeltà agita, è spesso molto sottile e precario; comprendere questi processi permette di affrontare meglio la crudeltà che genera tanto dolore e tanta confusione nel mondo.

La crudeltà agita rende l’individuo ancora più insensibile di quando non avvenga nel caso dell’indifferenza passiva; esse non solo gli impedisce di esprimere le sue emozioni positive e spontanee, ma anche di sentire la paura ed i sensi di colpa.

Infliggere dolore agli altri diminuisce la propria capacità di sentire. Questo è il metodo più potente che l’uomo ha a disposizione per rendersi insensibile.

Dovete sempre distinguere tra le azioni e le tendenze emotive, tra l’agire e il sentire. L’indifferenza e l’Insensibilità possono non essere attivamente agite; è possibile sentirsi indifferenti, ma non agire con indifferenza. Vi può capitare di fare tutto ciò che è in vostro potere per aiutare un’altra persona, talvolta forse anche esagerando, proprio perché non desiderate a livello conscio, essere indifferenti. Il desiderio di ferire gli altri, può esistere semplicemente come emozione, senza mai essere agito. S-e vi sentire in colpa, ciò significa che non comprendete la differenza fra il sentire degli impulsi e l’agirli. Mettete sullo stesso piano questi due aspetti, e perciò negate l’intero conflitto e lo spingete nell’inconscio, dove non può essere risolto.

Ammettere, riconoscere, affrontare un’emozione, per quanto indesiderabile possa apparire, non può mai ferire se stessi o gli altri, ed, anzi, è il primo passo verso il dissolverla. Confermare l’impulso con l’azione, e quindi negare entrambi, danneggia enormemente e stessi, e perciò gli altri, e non serve certamente a risolvere il conflitto.

A questo punto dovrebbe essere chiaro che l’insensibilità portata al suo estremo, diventa crudeltà. La differenza tra di esse è solo di grado.  Anche coloro che al mondo soffrono perché al mondo esiste tanta crudeltà, hanno reso se stessi in una certa misura insensibili, e non possono perciò, sentirsi in colpa. Esiste sempre una correlazione tra l’atteggiamento che si adotta verso il male nel mondo e la propria insensibilità. Alcuni reagiscono con il sentimentalismo, altri ancora con la durezza e l’indifferenza. Ognuna di queste reazioni deve essere messa in relazione con l’insensibilità che certamente è stata istituita dalla psiche.

 

Eva Pierrakos

TRATTO DA : Il Male e come trasformarlo di Eva Pierrakos

Fonte : http://www.sentieroastrologico.it/il-male-e-come-trasformarlo/

 



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