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Portando un completo bianco candido, lo sposo aspettava all’altare. Attento a non mostrarsi contrariato per l’assenza della sposa, oramai abbondantemente in ritardo, lo sposo cercò lo sguardo del sacerdote, apparentemente indisturbato.

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Con il solito sorriso raggiante giustificava il ritardo: magari la sposa si era persa…sbagliato l’orario…forse la macchina era guasta lungo la strada…oppure era svenuta per la troppa tensione, in ogni caso, non c’era problema, lui avrebbe testimoniato per lei perché era pronto e desideroso di ricevere il rito, per il quale si era preparato – il matrimonio mistico.

 

Il sacerdote ascoltò mentre lo sposo disponeva la sua causa. Abituato a sentire ogni tipo di assurdità, egli rimase immobile senza giudizio. Non aveva fretta, avrebbe aspettato senza pretesa perché per il sacerdote il tempo era un enigma, il suo ruolo era semplice; essere presente.

 

Lo sposo confuso cercava di capire perché il matrimonio non si poteva compiere; non era per mancanza di volontà, anzi…impegnato nel lavorare per migliorare se stesso, lo sognava e desiderava sopra ogni altra cosa, e nella sua perplessità, chiedeva consiglio al sacerdote che rispose, che per compiere il rito, lo sposo avrebbe dovuto offrire un dono assai raro – una scomoda verità!

Non era certamente la risposta che aspettava. Che cosa significava questa strana richiesta, era un indovinello, un trucco per ingannarlo? Nonostante il dubbio, qualcosa scuoteva dentro di sé, una paura che lui stesso cercava di reprimere, una verità che non voleva riconoscere perché arrendersi all’idea non era allettante.

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Il sacerdote sorrise, perché conosceva la natura umana. Egli sapeva che ogni racconto espresso con mezze verità nascondeva dei fatti, perché lo sposo era imperfetto e vulnerabile al giudizio, non amava presentare il lato sfavorevole, bensì il suo aspetto più bello. Perciò invitò lo sposo a riflettere, a chiedersi se fosse disposto ad ammettere una verità sconvolgente – che anche lui, in parte, fu responsabile per l’assenza della sposa, che ha voluto escluderla, perché non era la benvenuta, perciò lei non ricevette neanche un invito alle proprie nozze!

 

Lo sposo improvvisamente capì. La sua presunzione l’aveva indotto a credere che il sacro rito del matrimonio mistico fosse un’esclusiva della luce. Non poteva includere lei, quella forza oscura, tenebrosa come una notte senza luna, quell’indecifrabile seduttrice che lui stesso controllava e incatenava al buio, ciò nonostante desiderava arduamente abbracciarla liberamente alla luce del sole, perché solo lei conosceva la sua vera natura e la voglia di infrangere ogni regola restrittiva, solo lei era in grado di fargli assaporare le sfumature di ogni emozione imprevedibile, e lui, nella sua virtù volubile era incapace di resistere, di rinunciare a lei.

 

Decidendo di presentarsi lavato e stirato con addosso, il suo volto migliore, capì finalmente che questa incomprensione ha prediletto la separazione, per la paura che lei avrebbe oscurato la sua luce, ha negato alla sposa il diritto di esserci, convinto che insieme non erano degni di stare al cospetto di Dio.

 

La Verità lo colpì come un fulmine che smorzò il sorriso dal volto brillante. Con l’assenza della luce imposta, comparve un cielo notturno che ospitava un’infinità di stelle scintillanti. La vasta profondità dello spazio esaltava la luce riflessa, producendo uno scenario smorza fiato per lui da ammirare. Quello stesso cielo all’alba, trasformava il suo capolavoro in un mantello di azzurro celestiale, dove le stelle magicamente sparivano, impercettibili a occhio nudo, nascoste e ironicamente oscurate dalla luce del sole mattutino.

Lo sposo concepì che il suo volto migliore espresso nella veste del personaggio brillante era superficiale. Nel momento in cui fu in grado di riconoscere la Verità, accadde l’incontro sacro che lui aveva sempre desiderato. In quel momento nacque un nuovo aspetto della consapevolezza, la luce non sradica, conquista o scaccia via l’oscurità, al contrario, è l’oscurità a ricevere la luce. Senza sforzare, piano piano la luce dell’alba illumina la notte sostituendo dolcemente il cielo stellato perché: solo l’oscurità può contenere e ricevere la luce – le stelle non brillano di giorno!

E così accadde il matrimonio mistico. Svuotato del dualismo, del moralismo, l’amata sposa chiamata oscurità, si svelò di essere una creatrice straordinaria, la forza matrice che fa nascere la materia in ogni sua forma immaginabile: un utero fertile, pronto per essere impregnato dal seme della creatività del suo amato sposo – la luce.

E il sacerdote?

Anche lui aveva nascosto una verità, la sua vera identità. Egli fu l’Alchimista chiamato Cuore, l’amico benevolo dell’umanità. Con la mente dualistica che separa per natura, lo sposo si è presentato da solo, inconsapevole dell’impossibilità di unire quello che è già uno. Il Cuore però, nella sua infinita saggezza conosceva l’inganno della mente umana, e invitò lo sposo a offrire in dono, una scomoda verità; non una confessione qualunque ma un dolore nascosto nell’ombra, un segreto indicibile.

La morale della favola è una verità che riguarda tutti noi – Le Verità nascoste nell’ombra sono scomode e possono essere anche vergognose ma sono pur sempre le Verità. E’ l’ingrediente necessario, anzi, indispensabile per l’unione degli opposti. Non basta presentarsi al cospetto del cuore da soli, indossando il volto luminoso della luce. Per quanto forte, buono, splendente o brillante che sia, niente può persuadere l’alchimista di cambiare formula, è una legge divina, il suo sacro compito è di forgiare quello che è due in uno e il nostro è di avere il coraggio di inchinarci all’altare, al cospetto del Cuore, in Verità nella luce e nell’ombra per ricevere dentro di noi, quello che l’anima desidera per la sua umanità – la totalità del matrimonio mistico.

Caroline Mary Moore

Fonte : http://www.dalleclissedellesserealmisterodelvuoto.com/2016/11/13/matrimonio-mistico-la-leggenda-della-sposa-rinnegata/

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