STORIA E SIGNIFICATO DI BINDU

Bindu, la fonte della creazione, è un luogo misterioso, su cui esiste poco materiale anche nella tradizione tantrica. Secondo i testi, è il magazzino di tutto il karma accumulato nelle vite precedenti, di tutte le tendenze inconsce, di tutti i ricordi.

È il punto di origine dei chakra, i centri energetici che regolano il nostro stato psicofisico.

In sanscrito, bindu significa “punto” o “goccia”. Questo centro ha una stretta connessione con vishuddhi chakra, il centro energetico della gola, per tramite della rete di nervi che corrono all’interno delle narici.

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Nella tradizione cinese si chiama “guanciale di giada” (yu chen) e si considera collegato al cervelletto. Si ritiene che agisca come una pompa che fa ascendere l’energia verso l’alto.

SIMBOLOGIA DI BINDU

Il simbolo di bindu è lo spicchio della luna crescente in un cielo notturno. Il fatto che sia collegato alla luna è importante da molti punti di vista, in primo luogo perché la luna è legata al subconscio. Le fasi lunari possono riferirsi alle fluttuazioni del sistema endocrino, da cui dipendono le variazioni degli stati emotivi e mentali. Il cielo notturno fa di certo allusione all’infinità di sahasrara, che costituisce il presupposto di bindu. E questo è simboleggiato da uno spicchio di luna crescente perché la coscienza individuale, in bindu, ha solo una percezione parziale e momentanea di sahasrara, non un’esperienza totale, che può essere raggiunta solo con la completa dissoluzione dell’identità.

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DOVE SI TROVA BINDU

Bindu si trova alla sommità posteriore della testa, sopra la prima vertebra cervicale, nel punto preciso in cui i capelli formano un vortice. Questo è il punto in cui, nella tradizione indiana, i brahmini tengono un ciuffo di capelli (in sanscrito shikha) che non radono mai. Nello stesso punto i sacerdoti e i monaci cattolici, fino alla riforma del 1972, tenevano i capelli perennemente rasati (chierica o, in latino, clerica tonsio).

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Dopo l’iniziazione, i giovani monaci indiani dovevano tenere lo shikha legato stretto stretto, per acquisire una consapevolezza indelebile del bindu. Forse, all’origine, la chierica, che doveva essere sempre nuda, aveva lo stesso scopo.

Clerica Tonsio
Shikha o Choti

FISIOLOGIA SOTTILE DI BINDU

Secondo i testi, bindu, che è un punto minuscolo, secerne il nettare della vita (amrita), un liquido inebriante che serve tra l’altro a mantenere in vita il corpo fisico. Nella fisiologia di un corpo comune, il nettare scende in manipura, il centro energetico del fuoco, dove viene bruciato per mantenere le funzioni vitali.
Attraverso una lunga pratica, che comporta tra l’altro un controllo molto avanzato del respiro tramite tecniche di pranayama, lo yogi, eseguendo kechari mudra, allunga a tal punto il frenulo linguale da riuscire ad arrivare, con la punta della lingua a occludere il condotto nasofaringeo.

All’ingresso di tale condotto c’è lalana chakra, il centro energetico di diffusione del nettare, che si trova all’altezza dell’ugola. Se lo yogi riesce a occludere lalana, il nettare, anziché scendere in manipura e consumarsi come di consueto, si ferma in vishuddhi, il centro energetico della gola, (preposto, tra l’altro, alla purificazione del corpo fisico dalle tossine) e quindi mantiene la vitalità dei tessuti senza che ci sia bisogno di metabolizzare, né a livello fisico né a livello sottile, e quindi senza bisogno di ossigeno o di cibo, e senza produzione di scorie.
Oltre a secernere il nettare, nei corpi non purificati, bindu essuda anche veleno, che però si diffonde nell’organismo solo in caso di malfunzionamento di vishuddhi.

Tramite la ghiandola pineale bindu è collegato con Ajna chakra, il terzo occhio, o centro di comando, che è posto sulla fronte, tra le sopracciglia. Quando bindu è attivato, dunque, si attivano anche la ghiandola pineale e ajna chakra.

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Bindu è collegato anche con Sahasrara, il supremo centro della corona, di cui costituisce il fondamento. Nei quadrupedi coincideva con il punto apicale della testa, ma da quando l’ominide è diventato Homo erectus, bindu, dislocato in un’area della testa che non coincide più con la corona e non essendo più stimolato direttamente dalle energie cosmiche, si è come atrofizzato e non è facilissimo riattivarlo appieno.
Secondo l’opinione di molti antichi saggi, quando si riesce a riattivare bindu ci si emancipa dalle malattie (mentali e fisiche) e si ritrova l’armonia originaria che ci mantiene sincronizzati con l’universo.

BINDU E LA VIBRAZIONE SONORA

Secondo l’antica filosofia indiana, la coscienza si esprime attraverso le vibrazioni sottili (nada, o suono). Nada, inteso come suono sottile, è dunque il flusso di coscienza che, attraverso bindu, giunge dall’infinito all’oggetto creato. Inoltre Nada può essere utilizzato anche nella direzione opposta, per fondere, attraverso bindu, la propria coscienza individuale con la fonte, la pura coscienza di sahasrara.

DALL’UNITÀ ALLA POLARITÀ, E VICEVERSA

“In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. […] Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. […] Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne.”

Genesi

Bindu è il luogo in cui la luce si divide dal buio, la terra dall’acqua. È il punto di confine tra la coscienza assoluta, indifferenziata e il nostro universo, differenziato e limitato. Bindu è il punto che contiene il potenziale evolutivo degli innumeri oggetti dell’universo, il punto in cui coesistono gli opposti. È il granello di senape dei vangeli, il più piccolo di tutti i semi, ma capace di generare un albero così grande che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido tra i suoi rami. È la collana di perle infinitesimali del DNA, che contengono in nuce tutta la nostra evoluzione futura. È la porta meravigliosa di Alibabà, che, quando si apre, lascia accedere noi, piccole creature limitate e bisognose, all’abbraccio amoroso del divino in cui possiamo dissolverci.

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Buona parte delle informazioni contenute nell’articolo è tratta dalle opere di Paramahansaji Swami Satyananda Saraswati.

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Autore : Sighè

Fonte : https://www.ilgiornaledelloyoga.it/bindu-chakra

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