“Nessuna cosa avviene senza la Provvidenza;
accetta docilmente i suoi decreti. Ma chi li comprende
non si avvicinerebbe ad un muro pericolante.”
(Mencio)
La vita è una conquista fatta di opera paziente, lunga e, molto spesso, travagliata. Lo sanno coloro che hanno saputo costruire, gli uomini che sono stati capaci di trarre da sé tutte le energie latenti per applicarle a un ideale che avevano dentro e che hanno reso concreto in opere ammirevoli.
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Gli altri si fermano, talvolta, soltanto all’ammirazione, ma non pensano a studiare la genesi, gli sviluppi, le difficoltà e i superamenti. Nella vita nulla è gratuito. Le cose che lo sembrano, si dimostrano nella realtà le più costose. Su questo punto fondamentale, il nostro agire, insistiamo tanto, perché il Primo Protettore invisibile siamo noi stessi; con le nostre azioni.
Il nostro karma condiziona, anzi determina ogni altra protezione, che è subordinata a questa. Inoltre per coloro che prendono a pretesto l’esistenza del male e del dolore per negare Dio, aggiungiamo la testimonianza che esprime il consenso universale presso tutti i popoli sulla causa vera del male e del dolore fra gli uomini. Sarà, forse, per qualcuno, una luce che illuminerà angoli oscuri di anime in cerca della verità.
Noi siamo protetti automaticamente contro i mali che non fanno parte del nostro karma perché non ci appartengono. Per questa ragione, il saggio che conosce questa legge è calmo e sereno dinanzi alle minacce dei mali dell’esistenza: al contrario, chi ignora questa legge teme e trema ad ogni minaccia.
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Vi sono cose nella nostra esistenza che dipendono totalmente da noi, altre che ne dipendono solo in parte, mentre c’è poi, qualcuna che è del tutto fuori della nostra sfera di azione e di influenza perché opera di chi governa la vita, con una Saggezza che è al di là della nostra limitata comprensione.
Nella costruzione della nostra esistenza, è di grande importanza discernere queste cose, perché ciò rende più lieve il travaglio dei nostri giorni, mentre può anche darci la forza di concentrare di più i nostri sforzi a sviluppare maggiormente l’energia necessaria per la nostra collaborazione alla costruzione della vita stessa.
La partecipazione è indispensabile per lo stesso progresso spirituale. G. Barbarin ha scritto: Dio può tutto con te, ma non può far nulla senza di te. Così, è erroneo tanto il fatalismo che paralizza ogni attività dell’uomo, come il folle attivismo di chi ritenesse di fare tutto da solo.
La mossa o l’immobilità cioè la partecipazione dell’uomo, secondo ciò che il momento richiede, è nell’ambito di un piano entro il quale egli agisce. Attraverso le ripetute esperienze si sviluppa il discernimento e la volontà di questa partecipazione. A questo fine, è soprattutto necessario capire che l’uomo non può fare tutto perché non tutto dipende da lui. Ma quali sono le cose che può fare e quali no?
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Se c’è questo piano più vasto, entro il quale egli si può muovere, quale è il grado della partecipazione umana? Ma la nostra ignoranza è tale che noi non vediamo, tante volte, ciò che dovremmo fare e di conseguenza ci asteniamo dall’agire. Ma anche allora il Protettore Invisibile, che ben conosce la nostra condizione, agisce in nostro aiuto e soccorso secondo le circostanze, come la mamma per il suo piccino incosciente.
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Tutta l’antica saggezza ha insegnato che nell’esistenza umana vi sono cose che dipendono dall’uomo e altre che non dipendono da lui. Si può agire soltanto su quelle che sono in nostro potere – afferma Seneca – sulle altre no e, quindi, è vano crucciarsi per esse. L’azione che si deve esercitare su ciò che dipende da noi, deve essere decisiva ed energica.
Sono moltissimi i guai dell’uomo causati dalla sua ignavia e dalla sua viltà, originati dalla mancata azione che dipende esclusivamente da lui. Proprio al fine di affinare gli strumenti per questa azione necessaria, si deve educare l’uomo fin da quando si affaccia alla vita. La volontà è lo strumento meraviglioso che va impiegato e di cui pochi conoscono la prodigiosa efficacia.
Da ciò nasce anche il dovere per ciascuno di educare se stesso a quelle virtù che i nostri padri ritenevano la vera espressione dell’uomo: la tenacia, la pazienza e la costanza, il coraggio, la prudenza, la fortezza, la giustizia, la temperanza, etc., sono i cardini sui quali deve essere saldamente imperniata l’esistenza umana.
Quando le cose vanno male, è tipico degli uomini meno evoluti accusare gli altri dei propri guai, invece di ricercare la causa in se stessi. Chi si aspetta dagli altri quello che deve fare da solo, avrà sempre il dolore per compagno finché si sveglia dal suo sonno che lo rende inerte e pesante a se stesso.
È necessario far leva anzitutto sulle proprie capacità, sulle facoltà che ognuno ha il dovere di sviluppare sempre di più. Sono questi gli strumenti che Dio ci ha dati per il nostro lavoro. Contare su se stessi, è mettersi nella più favorevole condizione per migliorare. E per essere aiutati.
Nessuno, in un certo senso, parte con un’anima fatta, definita, completa; ognuno lavora a farsela, a definirla, a completarla. Le vicende della vita servono a questo. E Dio aiuta chi si aiuta. Dobbiamo saper trovare in noi la forza e le risorse per trarci fuori dalle situazioni pesanti. Non lasciate inutilizzate le capacità che possediamo, intelligenza, ragione, sentimento, volontà.
Devono essere queste le nostre forze e le nostre armi. Soprattutto la volontà. Agire come se tutto dipendesse da noi per questo è necessario trarre da sé tutto il meglio, senza lasciarlo dormire nell’indolenza. Contare soprattutto sulla volontà, questa forza prodigiosa data all’uomo per superare gli ostacoli che si frappongono nel suo cammino. Tenacia, pazienza, costanza sono le virtù dinanzi alle quali tutte le cose umane si piegano.
L’attendere passivamente l’aiuto degli altri è uno dei peggiori stati d’animo dell’uomo. L’incapacità a trovare in sé la forza per fronteggiare le situazioni è uno stato di povertà morale, la vera, quella che più propriamente si può chiamare col nome di miseria spirituale. Infatti, chi ignora che ha in sé tutte le risorse, solo che sappia metterle in atto, non conosce una fra le cose più importanti da sapere.
Si deve trovare in sé la forza per vincere nella lotta della vita: in questo è il progresso e l’evoluzione. Solo traendo da sé quello che è latente, e affinando ciò che si sa di possedere, può attuarsi il cammino verso il meglio. «Il nostro rapporto con l’Invisibile – scrive G. Barbarin – è simile a quello di una società nella quale se noi mettiamo uno, l’Invisibile mette due».
È indispensabile la nostra partecipazione, anzitutto con la nostra volontà, perché la pace fu portata agli uomini di buona volontà. È certo tra le cose peggiori ricorrere sempre agli altri per la risoluzione delle proprie difficoltà. Avviene, allora, che si resta sempre minorenni e incapaci di affrontare la vita. Per questo chi resta solo da piccino, diviene generalmente più capace e più forte da grande. (Amadeus Voldben, Il Protettore invisibile, Ed. Mediterranee)
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