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di Caroline Mary Moore.

Ho seguito alla lettera quello che Caroline ha consigliato e devo dire che il mio bambino interiore ha apprezzato molto…Grazie Caroline.. .Cammina nel Sole

 

Nella vostra vita, qualcuno vi ha mai pronunciato questa frase: Che cosa posso fare per farti sentire più amata/o?

Se la risposta è no, allora è ora di dare il compito ai nostri Cuori, perché solo il Cuore è in grado di mostrarci la via dell’Amore per noi stessi.

Sicuramente avete già sentito parlare di “ Self-love” e amor proprio.  Amare noi stessi, però non è solo coccolare, assecondare, o nutrire i bisogni emozionali, che è più una qualità del secondo chakra, amare se stessi non è cosi facile, o cosi scontato, quindi, come si fa ad amarsi di più in modo concreto e pratico?

 

Solitamente per innamorarsi, anche in amicizia, è necessario due semplici gesti: l’incontro iniziale, e un dialogo autentico e amorevole attivo: perché sognare, o contemplare l’amore, come sappiamo tutti, non basta! Il primo passo per incontrare i nostri cuori è molto semplice, bisogna stare tranquilli mentre si mette in contatto con questo profondo spazio, discreto e misterioso che dimora dentro di noi.

 

In qualunque momento della giornata, mettetevi tranquilli, magari seduti o sdraiati. Appoggiando poi entrambe le mani sul chakra del cuore, provate a portare l’attenzione alla zona del petto e osservare semplicemente come ci si sente lì – per esempio quando il petto si espande nell’inspirazione e come si rilassa nell’espirazione. Focalizzandosi su questo ritmo vitale, è possibile iniziare a sentire leggeri movimenti di energia che scaturiscono dallo spazio del cuore.

 

E’ importante permettere a qualsiasi sensazione di affiorare: senza giudizio, aspettative o tensione. Non stiamo cercando nessuna particolare sensazione, la semplice esperienza della mano sul petto è sufficiente. Se si sente solo il battito del cuore, oppure il calore delle mani, non importa, perché è proprio questo l’obiettivo: la soglia; qualunque cosa si senta significa portare l’attenzione al momento del qui e ora. Questo è l’incontro, la base sulla quale potete costruire una profonda amicizia.

 

Quando abbiamo acquisito familiarità con la dimensione del centro del cuore metafisico, possiamo passare allo step successivo: un profondo dialogo con il Cuore basato sull’onestà, l’autenticità e self-love, amor proprio – E come accade in tutte le amicizie più vere, ci viene offerta, senza pregiudizi, lo spazio sicuro (una grande qualità del Cuore) per condividere i nostri disagi e dolori.

 

Con gli occhi chiusi, entrando nel solito stato di rilassamento, s’immagina un evento o una situazione attuale di disagio, dolore o di non accettazione. Rivivendo la situazione con l’immaginazione, gradualmente la respirazione circolare e profonda sprigionerà l’energia bloccata in maniera più tangibile, e a questo punto, è possibile concentrarsi sulle sensazioni fisiche che quest’energia, tramite il ricordo, crea nel corpo come reazione immediata. Costatata la sensazione nel corpo fisico, volendo, si appoggino con gentilezza, le mani sopra.

 

Ora si porta l’attenzione sull’emozione che vibra nel corpo. Che cosa sta cercando di comunicarci?  Magari si può chiedere all’energia “ quanti anni hai?”

Avendo stabilito un canale di comunicazione, a questo punto possiamo permettere al disagio di esprimere la sua energia in un dialogo dicendo: “Caro (nome del bambino interiore, o il nome del tipo di dolore), “ti accolgo senza giudizio…. ti sento, ti vedo, ti ascolto…… ti accetto”, e in fine:  “che cosa posso fare per farti sentire più amata/o?”

 

Importante: Non dimenticare di rimanere con il corpo.

 

Mentre ciò accade, l’attenzione va sempre focalizzata sul respiro che rimane circolare, senza apnea, mentre l’attenzione è sulle sensazioni corporee. Forse il dolore si esprime con un colore o un’immagine di noi da piccoli, o magari produce un suono, delle frasi dette o semplicemente crea una sensazione che fa fiorire un ricordo; qualunque cosa sia è importante riconoscere l’energia nella sua forma senza reprimere, giudicare o giustificare, lascia che sia, osserva, e rimani con la sensazione, qualsiasi cosa sia ripetendo: “ ti sento, ti vedo, ti ascolto…… ti accetto”,  “che cosa posso fare per farti sentire più amata/o?”

 

Nell’incontro con il cuore suggerito, rivivendo un semplice ricordo, il corpo, più delle volte, risponde automaticamente con l’emozione intrappolata nel campo energetico, perché fondamentalmente, c’è una forma di non accettazione, una resistenza inconsapevole o un giudizio negativo a livello emozionale. Se non riusciamo ad accogliere il dolore, non succede niente di grave – ci si riprova un’altra volta, perché l’obiettivo di questo esercizio è creare sempre più spazio tra di noi e l’emozione, altrimenti, ogni volta la mente/ego si identifica con il passato, essa diventa l’emozione stessa.  Accettando l’inaccettabile, si crea più spazio fra noi e il dolore, cosi quando arriva l’onda emozionale, anziché identificarsi con il problema, la si osserva arrivare, sentendola pienamente, permettendole di esprimersi, per poi lasciarla andare senza attaccamento.

 

Alcune emozioni si individuano facilmente perché sono in superficie, mentre altre sono veramente difficili da classificare, magari si celano sotto un senso di disagio apparentemente immotivato. Non è essenziale capirne l’origine, ma basta riconoscerne la loro presenza, e “SENTIRLE” con onestà, rimanendo disponibili di abbracciare quel dolore o l’emozione come se fosse un bambino, il nostro bambina/o interiore, portandolo al nucleo del cuore metafisico nel vuoto dove si guariscono tutte le ferite.

“Che cosa posso fare per farti sentire più amata/o?” è una domanda semplice, ma molto potente, perché è tutto quello che il nostro bambino/a interiore vuole sentire, ne di più ne di meno. Come un fascio di luce: il potere concentrato dell’Amore per noi stessi trasmuta il dolore in spazio, cosi finalmente il bambino/a interiore può smettere di piangere e sbattere i piedini, e noi, genitori di noi stessi, diventiamo grandi.

 

Buona Meditazione

Caroline Mary Moore

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