Si parla molto di ‘anima gemella’, intendendo con questo termine la persona che sarebbe legata a noi a livello animico, e che, una volta incontrata nella vita reale, renderebbe idilliaca la nostra esistenza. Sfatiamo questo falso mito, raccontando come stanno davvero le cose.
Questo articolo probabilmente a molti non piacerà, perché sfata un mito al quale il nostro ego si aggrappa con forza, nella vana speranza di poter raggiungere la tanto agognata felicità attraverso il magico incontro con quella che crediamo essere la nostra anima gemella.
Se leggerete fino in fondo, però, scoprirete che non c’è da rimanere delusi, perchè la promessa di felicità può essere comunque mantenuta, anche se non come la maggior parte delle persone crede.
Innanzi tutto va ribadito un concetto molto importante, già discusso più volte su queste pagine: non dobbiamo mai credere che la felicità possa derivare da qualsiasi cosa esterna a noi, sia essa una persona, un oggetto, un evento, ecc.
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Questa fondamentale verità deriva dalla considerazione che tutto ciò che vediamo all’esterno di noi, benchè appaia così reale ai nostri occhi, non ha di fatto alcuna consistenza. Tutto ciò che vediamo e sperimentiamo non è altro che la proiezione di ciò che abbiamo dentro. Come ho già scritto in questo altro articolo, è come se vivessimo all’interno di una sfera cava, le cui pareti interne sono ricoperte di specchi. Dovunque guardiamo vediamo riflesse parti di noi stessi.
Che piaccia o no, questa è la verità.
Continuare a demandare la propria realizzazione all’esterno, equivale ad affidare la nostra felicità a qualcosa di totalmente inconsistente, che per la sua natura effimera non può essere duraturo.
Per spiegare questo concetto mi piace ricordare una storiella raccontatami da una signora, che da bambina, nell’immediato dopoguerra, fu mandata in un collegio in una località di montagna. Quando ci fu la prima nevicata, la bimba uscì tutta contenta in cortile, e non avendo mai visto la neve prima di allora, pensò bene di raccoglierne un pò per conservarla nel cassetto del suo comodino, convinta che avrebbe potuto giocarci poi in seguito.
Prima di ridere di questa storia, rendiamoci conto che nella nostra vita non facciamo altro che mettere palle di neve nei nostri cassetti, convinti di avere tra le mani qualcosa di consistente e duraturo.
Quel vuoto da riempire
Ma torniamo all’argomento principale di questo articolo. Davvero esiste l’anima gemella? E se sì, qual è la sua vera natura?
In fondo, a molti di noi sarà già capitato di sentire quel ‘tonfo’ al cuore incontrando una certa persona, con la quale abbiamo anche avuto poi una bellissima storia d’amore. Ricordiamo sicuramente quella sensazione bellissima che attraversava il nostro corpo, facendolo vibrare di gioia, tutte le volte che pensavamo, o incontravamo quella persona.
Quelle sensazioni sono la prova che c’è un collegamento ‘speciale’ tra le due anime?
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Certamente, ma non nel modo che siamo portati a credere. Quelle sensazioni sono il segnale che stiamo letteralmente ‘riconoscendo’ nell’altra persona attributi che ci appartengono, e che vengono messi in luce proprio dalla persona che incontriamo. Ogni incontro, infatti, va considerato sacro, perché rappresenta una preziosissima occasione di riconoscere parti di noi stessi di cui non eravamo a conoscenza. La nostra anima risponde attraverso sensazioni ed emozioni, dandoci così il segnale che stiamo osservando qualcosa di noi stessi.
Perchè quella gioia? Se quelle proprietà già ci appartengono, dovrebbe essere del tutto normale per noi osservarle. La realtà è un’altra. Il problema è che siamo esseri già completi, senza alcuna mancanza, ma non lo sappiamo. Crediamo di avere dei ‘vuoti’, e pensiamo di poterli ‘riempire’ solo attraverso qualcosa che dall’esterno ci possa rendere delle persone complete. Ecco perchè quando una storia importante finisce ci ritroviamo svuotati, perduti, come se ci fosse stata sottratta una parte di noi stessi. Lo stesso discorso naturalmente vale per una bella macchina, una bella casa, o un incarico lavorativo di prestigio.
Di fatto ‘estendiamo’ il nostro essere inglobando anche la persona, oggetto o evento esterno, credendo così di poterci completare. Stiamo in realtà solo riempendo una mancanza apparente, che di fatto non esiste.
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La buona notizia
La soluzione allora è una sola: godiamoci pure la bella sensazione di innamorarci di un’altra persona, ma non facciamolo dal punto di vista di un ‘dormiente’. Cogliamo invece l’occasione per riconoscere la nostra reale grandezza, estendendo la nostra consapevolezza e riconoscendo che l’altra persona è lì proprio per farci comprendere chesiamo esseri immensi e completi. Vivere una bellissima storia d’amore con questo tipo di consapevolezza è proprio quello che si intende quando si dice di dover amare se stessi prima di poter amare un’altra persona.
E sapete qual è la buona notizia? Le storie vissute con questo tipo di consapevolezza ampliata sono basate su qualcosa di davvero reale, e di conseguenza hanno un’altissima probabilità di durare molto a lungo, anche un’intera vita. La luce della consapevolezza dona ‘l’eternità‘ agli eventi della nostra vita, perchè una volta compresi nella loro vera essenza, vanno a far parte dell’esperienza del nostro vero essere, che quindi non potrà mai più dimenticarli.
Paolo Marrone