Lasciare il passato per prepararsi al nuovo mondo è un tema del momento che richiede riconoscere la differenza tra bramare qualcosa con l’attaccamento dell’ego e creare lo spazio dentro per trasmettere un intento pulito e potente per manifestare un obiettivo che magari era irraggiungibile da anni.
Il passaggio per la nuova frequenza vuole che lasciamo andare quello che ci fa male, per investire meno energia in quello che accade, o meglio, in quello che ‘non accade’ come vuole l’ego. Ora porgiamo la nostra attenzione verso quello che è più vasto e potente nell’universo, ossia lo spazio vuoto anche dentro di noi; e questa significa distogliere lo sguardo dalla luce, rivolgendolo verso lo spazio oscuro che la sostiene, contiene e che la fa espandere, invitando così, nelle nostre vite, un maggiore equilibrio e soprattutto – per liberarci dalle identificazioni (spazio ristretto) con le nostre emozioni, creando spazio attorno ad essi.
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Un gesto per niente facile, perché siamo abituati a riconoscere quello che è tangibile, di attaccarsi agli eventi e persone che suscitano dolore e difficoltà, perciò siamo soprattutto impegnati nel rinunciare a quello che ci piace piuttosto che sacrificare, o lasciare andare quello che è diventato obsoleto e limitante per la nostra vita; ignari del fatto che quando ‘lasciamo andare’ davvero nello spazio, quella parte frammentata di noi, ritorna a casa trasformata, rigenerata e integrata.
Con tanti metodi sul mercato, esiste un modo semplice e pratico per compiere questo passaggio?
Per sopraggiungere le vette spirituali più alte, la mente non è il veicolo più idoneo perché insieme rappresentano due dimensioni non tangibili, creano un’incompatibilità o una stessa polarità repulsione. Il nostro obiettivo è di fluire consapevolmente con il non manifesto, perciò serve un contenitore tangibile per raggiungerlo, e il più capace candidato per aiutarci naturalmente, è il corpo fisico perché è quello che ci mantiene ancorato e manifestato nella vita e meglio ancora – è il veicolo che contiene la vita stessa, ossia il respiro.
Anche se non siamo coscienti del fatto, la respirazione ci lega perennemente nel flusso presente della vita. L’interferenza mentale, alla quale investiamo molto della nostra energia, può impedire e limitare il respiro modificando la qualità di quest’azione involontaria vitale, ma finché respiriamo, la vita scorrerà dentro e fuori di noi, in uno stato perenne di “carpe diem”.
Oggi è molto conosciuto il termine “ accogliere l’attimo nel qui e ora” ma pochi sono in grado di comprenderlo o viverlo in pieno, molti stanno imparando solo ora di ‘stare’ (scomodamente) con quello che sorge nel momento, con le vecchie emozioni che necessitando attenzione, amore e spazio, ma nel momento in cui il dolore placca le nostre coscienze ritornano a vagare nuovamente lungo la linea del tempo dove l’ego giudica, confronta e lotta insieme alle masse andando inconsapevolmente dove la collettività ci trascina grazie al telegiornale e i numerosi social network.
All’ego piace le distrazioni, ama andare in reazione, prendere parti, fare confronti, avere opinioni, lottare per il bene supremo perché ha bisogna di un titolo, un ruolo per identificarsi. Se si rimanesse ”presenti” solo con quello che effettivamente è manifesto nella nostra realtà ORA, o meglio – con quello che si trova davanti agli occhi, minuto per minuto, rispondendo SOLO a quello che la vita ci offre ADESSO, l’ego sarebbe talmente inattivo che morirebbe di noia! Ed è questo il motivo per cui siamo più interessati al passato e il futuro, per la sopravvivenza di una parte di noi attaccata a tutto quello in cui può identificarsi.
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Osservando i bambini piccoli, è evidente come sono incapaci di esprimere moralismo, la vita scorre dentro e fuori di loro ancora in modo naturale. È interessante notare che anche Madre Natura è priva di qualsiasi confronto o giudizio, nel suo regno, il suo respiro naturale tra funzionale e disfunzionale, contrazione ed espansione coesistono tranquillamente insieme. Con infinita sapienza e senza condanna, la natura si auto-regola ogni squilibrio; di conseguenza non esiste giusto o sbagliato, buono o cattivo ma solo manifestazione di ciò che è, qui, ora nel presente.
L’idea che una semplice margherita nel prato si senta inferiore a una rosa è ridicola. Il confronto mentale è un caratteristico umano; un’illusione che ci separa dal presente e dalla vita stessa che trabocca di estremi che trovano il loro equilibrio, mentre l’umanità prosegue in conflitto e separazione, impegnati nell’eterna lotta tra la luce e le tenebre, spinti tra l’attrazione e la repulsione che rappresenta i fondamenti delle nostre inquietudini psicofisiche.
Così la vita scorre senza una nostra partecipazione consapevole. Catturati nell’oscillazione dualistica, non si raggiunge mai l’armonia perché il conflitto è un comportamento perpetuato da avversari mantenuti in uno stato di confronto permanente, con un verdetto scontato di supremazia per i vincitori e sottomissione per i perdenti. In questo caso il conflitto non può finire, il pendulo degli opposti dualistici obbligano tutti a rimanere rinchiusi in un gioco senza fine, perché senza la vittoria non c’è la sconfitta e viceversa, perciò sono inseparabili nella loro separatezza e di conseguenza, senza l’equilibrio, il conflitto e tutte le guerre sono senza fine, propagate nell’infinito!
Il nostro scopo come ricercatori è di creare uno stato di equilibrio per l’auto-guarigione che si raggiunge rimanendo presente con il corpo, tramite il respiro, perciò la domanda pertinente è:
Come’ la qualità del nostro respiro?
Il Cuore metafisico poi, è la dimensione che ci aiuta ad uscire dal gioco dei confronti e dei giudizi che silenziosamente danneggiano l’omeostasi psicofisica, però la rinuncia di qualsiasi forma di giudizio morale non è facile, il confronto, senza porgere attenzione, è inevitabile, soprattutto quando il comportamento degli altri è in conflitto con il contenuto del nostro ego; quando i nostri principi si scontrano. Ovviamente, la sospensione del giudizio non esonera chi è irresponsabile, dannoso o ingiusto, quella rimane sempre una loro responsabilità, d’altra parte, ciò che bisogna notare e riconoscere è, quello che i comportamenti altrui sollecitano dentro di noi, quando sono davanti a noi e non tramite la TV o i social, altrimenti non siamo presenti nella nostra vera realtà qui e ora!
Il prominente filosofo e scrittore americano Ken Wilber, rileva un’importante osservazione chiarendo che, se una persona o un evento nel presente suscita interesse senza sentimenti o reazioni, allora è molto probabile che l’interazione sia neutrale e non si è verificata la proiezione a specchio. Se invece, l’evento o l’interazione ci disturba o ci irrita, o meglio: se l’evento o la persona diventa immediatamente l’oggetto del nostro giudizio morale, allora siamo coinvolti emotivamente, ed è più che probabile che siamo caduti vittime delle nostre ombre proiettate, che ha spostato tutta la nostra attenzione verso lo specchio che riflette adeguatamente ciò che è incomprensibile o inaccettabile all’interno di noi stessi.
L’ombra, quando sorge in superficie, ha un solo desiderio; essere accettato ORA, tuttavia, solo il centro del cuore è in grado di mettere spazio attorno al dolore, soprattutto durante una controversia, il giudizio morale riconosce solo “santi” e “peccatori”, il centro del cuore non conosce disparità, tollerante anche dell’avversario più aggressivo, la sua risposta sarà sempre la stessa: “Saremmo in accordo di essere in disaccordo!”
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Nel flusso della vita dove respira il corpo e batte il cuore niente è complicato, basta ricordare di mantenere il processo semplice, riconoscendo onestamente ciò che è … qualunque cosa che è…cosi come è…nella realtà che vediamo davanti agli occhi e se la reazione non merita quello che ce davanti? Allora non siamo nel presente ma catturati nell’illusione della mente.
Raggiungendo questa dimensione ’reale’, siamo finalmente liberi dalla nostra prigione auto-imposta, e dalle strategie, che una volta ci hanno protetti, ma che nel tempo sono diventate obsolete e dannose. Ciò che ci fa male deve essere “lasciato”, come in qualsiasi altra relazione disfunzionale, serve lo spazio tra di noi e l’evento o persona dannosa. Una volta interrotta la connessione energetica, la risonanza si spezza a causa di un’incompatibilità vibrazionale, lasciando entrambe le parti libere di separarsi e di conseguenza cambiare la vita per sempre.
Non possiamo eliminare i nostri limiti, o cancellare il dolore perché sono le nostre esperienze che rispecchiano chi siamo, perfetti nella nostra imperfezione, quello che trasforma e guarisce non è creare nuovi modelli da seguire, o modi più spirituali per agire, quello che serve ora è una maggiore consapevolezza e capacità di creare lo spazio dentro così la vita può entrare e trasportarci nel suo flusso continuo di amore infinito.
Caroline Mary Moore
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