In molti circoli druidici contemporanei, l’equinozio autunnale viene chiamato Alban (Autunno) o Elued (“luce dell’acqua” in gaelico), infatti l’acqua raffigura l’oceano cosmico in cui si immerge il sole nella parte calante dell’anno. Gli antichi concepivano la terra come galleggiante nell’acqua. La parola Alban ricorda vagamente la parole in alchimia con cui viene rappresentata l’opera in bianco: l’Albedo. L’alchimista ha scoperto dentro di sé la sorgente della sua vita, la fonte da cui l’acqua della vita scorre, donando giovinezza eterna. (Salvatore Brizzi).

AlbanElued è il momento in cui noi tutti discendiamo nella nostra profonda luce, immergendoci nel profondo ringraziamento per i frutti che ci sono stati donati nel corso dell’anno. Questo è il tempo in cui dobbiamo riflettere su tutto ciò che abbiamo e ciò che ci manca. Iniziamo a guardarci dentro, prendiamoci cura dei semi che presto pianteremo e prendiamoci cura anche di quello che avverrà.

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L’acqua ci dona equilibrio, il flusso delle maree, non sono solo legati al ciclo femminile, il flusso umido ci porta a conoscere i nostri sogni, a capire meglio chi siamo e osa vogliamo. L’acqua rafforza il nostro io emotivo, cercando una via di fuga per sgorgare a nuova fonte del nostro animo.Gli antichi concepivano la terra come galleggiante nell’acqua. L’acqua è la sfera dell’Equinozio autunnale, l’anno discendente nell’oceano.

E’ un momento di passaggio, critico come tutti i momenti sacri dell’anno di cui abbiamo parlato, quando la barriera tra il mondo visibile e quello invisibile si fa più sottile. Gli antichi lo consideravano un periodo propizio ai riti misterici. Si celebravano ad esempio quelli di Mithra, signore e animatore del cosmo e allo stesso tempo mediatore fra le divinità e gli esseri umani, così come l’asse degli equinozi è intermediario tra le due fasi dell’anno. Mithra veniva spesso raffigurato in mezzo a due portatori di fiaccola, uno (Cautes) con la torcia sollevata in alto a simboleggiare l’equinozio di prima¬vera e l’altro (Cautopates) con la torcia abbassata a indicare l’Equinozio di Autunno. Più tardi le funzioni di Mithra vennero assunte dall’arcangelo Michele, la cui festa, insieme a quella degli altri due arcangeli Gabriele e Raffaele ricorre il 29 settembre. Il periodo equinoziale di autunno è chiamato appunto Michaelmas nei paesi anglosassoni.Michele è arcangelo di fuoco e di luce, alter ego e gemello di Lucifero:ora è il momento di congedarci dalla luce.Ma il mese di settembre era anche il periodo in cui si svolgevano i Grandi Misteri di Eleusi. I rituali eleusini, basati sul simbolismo del grano, celebravano il mito di Demetra e sua figlia Perséfone: il loro momento culminante era la presentazione agli iniziati di una spiga di grano accompagnata dalle parole “nel silenzio è ottenuto il seme di saggezza”. Nel mito classico Persefone venne catturata da Ade, Dio degli Inferi. Sua madre Demetra, Dea del Grano, la cercò ovunque lamentando la perdita della figlia e rifiutando di fare fiorire e fruttificare la terra. Il suolo divenne spoglio e desolato, e l’umanità invocò il soccorso degli dei. Alla fine, stanca, Demetra sedette per nove giorni e nove notti e gli dei le fecero sbocciare papaveri tutt’intorno. Respirando il loro profumo soporifero Demetra si addormentò e nel frattempo gli dei riuscirono ad ottenere da Ade il ritorno di Persefone. Ma siccome la giovane Dea aveva mangiato tre semi di melograno, cibo dell’Altro mondo offertole da Ade, fu destinata a trascorrere tre mesi ogni anno nel mondo infero, mesi durante i quali l’inverno cade¬va sulla terra. Persefone era discesa agli inferi come il sole discende negli inferi celesti, e come il sole ne sarebbe rito¬nata con la promessa della rigenerazione della Natura.

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Se Lughnasadh è l’inizio del raccolto, rappresentandone l’aspetto sacrificale, il tema stagionale dell’Equinozio è la fine del raccolto, il suo completamento. Ma è anche il momento del secondo raccolto dopo quello dei cereali:quello della frutta e dell’uva. Dioniso, nato secondo certi miti proprio dalle nozze di Persefone e Ade-Plutone, è il dio della vite e dell’ebbrezza. Il processo che conduce alla fab¬bricazione del vino era per gli antichi così misterioso e il prodotto finale così sacro (come ogni altra sostanza capace di indurre modificazioni nello stato di coscienza) che ogni fase della raccolta dell’uva veniva accompagnata da rituali.

Settembre è il mese in cui la luce lascia piano piano il posto all’oscurità, tutto viene avvolto man mano dalle tenebre, come diremmo in Alchimia, il processo dell’opera in nero, la Nigredo, la morte che divora, che nel suo silenzioso intercedere custodisce il seme della rinascita e della meraviglia.
Settembre é mese dei semi, che il Grande Dio Padre ha lasciato cadere sul terreno umido. IL liquido seminale discende tra le pareti umide dell’Utero della Terra, bagnandole e rendendo fertile le zolle che culleranno dolcemente i semi fino alla nuova primavera.

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I simboli della fertilità sono forti in questo mese, spesso il dio Padre viene rappresentato come un fantoccio da bruciare, e la dea Madre come una bambola fatta con le ultime spighe di grano raccolte a Lughnasad.
La Madre dona la sua abbondanza, il sangue viene versato e la magia dell’autunno colorale foglie e dona potere alla terra che rifiorirà oltre la coltre di neve dei prossimi mesi.

Fonti: Almanacco pagano.
Feste pagane Roberto Fattore

letto su: http://www.lasoffittadellestreghe.it/shoponline/category/news/

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