Quante volte, in centinaia di libri, abbiamo letto del nostro Sé superiore, della nostra Anima, di ciò che in noi esiste al di là della personalità?
Quante volte l’abbiamo definita, immaginata, evocata in noi… senza comprendere realmente cosa sia?
Anche da questo articolo, dunque, non aspettatevi il miracolo di una comprensione totale e assoluta della sua inafferrabile essenza.
Ciò che l’Anima è, non può essere comunicato attraverso il linguaggio.
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La parola, strumento di comunicazione creato dalla personalità, è fatta per descrivere i pensieri, i sentimenti, i bisogni del nostro sé inferiore, non per esplorare la Luce della nostra scintilla divina.
Le parole che userò saranno il dito che indica la Luna.
Vi chiedo dunque di essere saggi e di osservare ciò che indico (l’Anima) senza attaccarvi ai termini, obbligatoriamente imperfetti e inadeguati, che sarò costretto ad adoperare.
Immaginate per un attimo che i centri di coscienza della personalità, che vi ho descritto nell’articolo precedente, si trovino distribuiti su una voluta di una spirale.
Qui troviamo il corpo fisico, il corpo emotivo e il corpo mentale; essi ci mettono in contatto rispettivamente con i nostri bisogni fisici, le nostre emozioni e i nostri sentimenti, il nostro mondo di pensiero.
Immaginiamo ora di elevarci, di spostarci su una voluta più alta della spirale della nostra coscienza.
Qui troviamo i tre centri di consapevolezza dell’Anima, che corrispondono, su un piano più elevato, a quelli della personalità.
Tanto per dare loro un nome, possiamo appellarli come Luce, Amore e Volontà.
Possiamo quindi comprendere qualcosa di questi centri per analogia con quelli della nostra personalità.
La Luce della divina comprensione corrisponde al nostro intelletto.
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La nostra mente ci dà la possibilità di vedere un punto di vista alla volta: il nostro.
Quando siamo centrati nella mente noi abbiamo ragione e gli altri torto o, se siamo un po’ più tolleranti, gli altri hanno un po’ meno ragione di noi.
Siamo disposti ad ammettere che i vari punti di vista abbiano tutti un loro valore, i propri limiti e incompletezze… ma solo per quanto riguarda quelli altrui. Ai nostri siamo affezionati come se fossero i nostri figli.
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Tutto cambia quando ci identifichiamo con il corrispondente centro dell’Anima.
Allora la Luce della comprensione ci conduce a distaccarci, a decentrarci completamente dalle nostre convinzioni. Perdiamo ogni identificazione, ogni attaccamento al nostro limitato punto di vista e, in un singolo istante senza tempo, cogliamo simultaneamente ogni possibile modo di osservare e valutare una situazione, percependone pregi, difetti e limiti.
Non siamo più cristiani, musulmani o atei, comunisti, fascisti o democratici, diveniamo tutto e ogni cosa, apprezzando la ricchezza donataci dalle diverse visioni della realtà, complementari tra loro.
E questa cosa misteriosa e inafferrabile che chiamiamo Amore?
Noi tutti abbiamo fatto esperienza dell’amore piccolo della personalità. Abbiamo amato, amiamo o ameremo uomini, donne, amici, parenti, cibi, vacanze e così via.
Ma l’amore che emana dal corpo emotivo è sempre personale e condizionato.
Che cosa significa?
Che io amo Paola, ma non amo Elvira; che amo mia mamma, ma sopporto poco mio papà; che amo gli asparagi, ma detesto i peperoni…
È un amore selettivo, che io vivo solo per certe cose e persone e non per certe altre.
È condizionato perché io ti amo se…
Io ti amo se anche tu mi ami; oppure, io ti amo se tu mi rispetti; o ancora, io ti amo se preferisci la mia compagnia a quella di altre persone…
In questo genere di amore ci sono sempre delle condizioni da rispettare affinché questo sentimento, forte e assai fragile nello stesso tempo, possa sussistere.
L’Amore con la maiuscola non è un sentimento della personalità; è un’espansione dell’Anima.
È impersonale e incondizionato.
Impersonale perché si espande verso tutto ciò che esiste, abbracciandolo e inglobandolo in sé, per il solo fatto che esiste.
Questo avviene perché l’energia dell’Amore nasce dal senso di non-separazione tra noi e il resto dell’universo.
Quando siamo in Amore, siamo parte di tutto ciò che esiste, comprese le persone che la nostra personalità detesta, e amiamo ogni cosa come una parte di noi.
È questo il significato delle parole del Cristo: “Voi dovete amare i vostri nemici”.
Quando viviamo l’Amore i nemici non esistono più.
È Amore incondizionato perché io ti amo anche se…
Io ti amo anche se tu non mi ami; anche se non mi rispetti; anche se mi ritieni un imbecille o un incapace, e così via.
Questo naturalmente non significa che dobbiamo passare la nostra vita in compagnia di chi non ci ama, non ci rispetta o magari ci picchia.
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Possiamo comprendere che noi e determinate altre persone (comprese nostra moglie o nostro marito) abbiamo diversi percorsi e differenti esperienze da fare nella vita, decidere di lasciarle e prendere un’altra strada, che ci condurrà molto lontano da loro.
Nel farlo però possiamo mantenerci privi di rabbia nei loro confronti e continuare ad amarle, rispettando le loro scelte di vita, anche se differenti dalle nostre.
In queste righe ho scritto di ciò che è l’Amore, ma qualcuno ha detto che parlare d’Amore è come ballare di architettura, ovvero una cosa senza senso.
Io posso aggiungere che è come parlare di una musica, descrivendola nei minimi particolari, senza averla mai ascoltata.
Tra l’altro, siamo sempre tutti un po’ stonati, io per primo, quando parliamo dell’Amore. Le nostre voci escono dalla gola leggermente roche, sgradevolmente stridule, mentre cerchiamo di esprimere ciò che va oltre la nostra personalità con gli strumenti della nostra personalità, i pensieri, i sentimenti, le parole orali o scritte che siano.
Vi chiedo dunque di smettere di leggere per un istante, di fermarvi e di provare a sentire l’energia dell’Amore dentro di voi.
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Lasciatevi andare, in una pausa di meditazione, nel silenzio del cuore, a questa espansione dell’Anima.
Quest’unico atto sarà più importante della lettura di cento articoli e di mille libri per comprendere la natura dell’Amore.
E la Volontà?
In un certo senso, tutto nasce da un atto di volontà, dall’alzarsi dal letto la mattina alla creazione di un universo.
Bisogna volere qualcosa, avere un chiaro intento dentro di noi, affinché questo qualcosa si concretizzi nella nostra esistenza.
Quando parliamo di una donna o di un uomo di grande volontà, ci riferiamo di solito a qualcuno che ha forti convinzioni, idee incrollabili su di sé e sul resto del mondo, che va dritto per la sua strada qualunque cosa accada.
Il riflettere su un essere umano di grande volontà, dal punto di vista della personalità, evoca in noi figure storiche come Giovanna D’Arco, Giulio Cesare, Savonarola.
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Dal punto di vista dell’Anima, la Volontà è quasi l’opposto polare di questo atteggiamento verso la vita.
È più un lasciarsi andare, un abbandonarsi al Volere della nostra Anima, come se ci facessimo dolcemente accompagnare da una corrente oceanica che ci trasporta verso una meta sconosciuta, ma senza timore, con la tranquilla consapevolezza che questa è la direzione giusta per noi.
In questo sta uno dei significati delle parole del Cristo: “Sia fatta la tua Volontà anziché la mia”.
Scegliere di abbandonarsi al percorso che la nostra Anima ha scelto per noi, con la completa fiducia che sarà comunque la strada più evolutiva per noi, qualunque cosa accada.
Ma è proprio in questo “qualunque cosa accada” che sentiamo il sorgere di un problema dentro di noi…
Ne abbiamo paura, temiamo l’ignoto, e allora l’invocazione del Cristo si trasforma in un più prudente e opportunistico: “Sia fatta la tua Volontà… se coincide con la mia”.
In altre parole, la nostra preghiera diviene una contrattazione, in cui mercanteggiamo con Dio (o con il nostro divino Sé): “Se la tua Volontà per me è che io sia benestante, in salute, con un matrimonio felice… allora per me è ok”.
Perché tutta questa paura ad abbandonarci al sentiero che la nostra Anima ha scelto per la nostra diffidente personalità?
Forse perché sappiamo, dentro di noi, che non necessariamente ciò che è più evolutivo per noi (ciò che è bene dal punto di vista superiore) è anche ciò che è più gradevole per il nostro sé inferiore (ciò che è buono dal punto di vista della personalità).
La perdita di un posto di lavoro, per esempio, può condurci a percepire il nostro vero valore, al di là del ruolo che occupiamo nella società, può portarci a porre la nostra sicurezza nel nostro sé, anziché nell’illusione di un posto fisso e di una pensione garantita…
Ma a prezzo di quante ansie, preoccupazioni e sofferenze?
A un livello superiore, la vita di Nelson Mandela è stata probabilmente carica di infelicità e sofferenza dal punto di vista della sua personalità, tra anni di carcere e privazioni di ogni genere.
Dal punto di vista della sua Anima, è stata una vita molto importante ed evolutiva, non solo per lui, ma anche per il suo grande gruppo, l’intera nazione cui apparteneva.
Seppure in prigione, nei momenti di contatto con l’Anima, di accettazione del suo ruolo evolutivo, Mandela avrà provato la gioia che nasce dall’allineamento con il Sentiero, la serena consapevolezza del proprio destino.
Di solito a noi non viene richiesto così tanto, solo di decentrarci un po’ dai piccoli dispiaceri di ogni giorno, di distaccarci dal vittimismo delle nostre personalità, in modo da abbracciare consapevolmente il nostro compito di portare una, seppur piccola, luce nel nostro ambiente, un minuscolo fuoco d’amore ovunque andiamo.
Siamo disposti ad accettare questo compito che la nostra Anima ci indica ogni giorno della nostra vita?
La risposta è solo nostra.
Francesco de Falco
Fonte : http://www.stazioneceleste.it/articoli/FrancescoDeFalco/DeFalco.4.htm
crescita ed evoluzione
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