di Sara Surti
Il NON DETTO, e LE ACCUSE sono i due atteggiamenti che più rovinano le Relazioni.

Che sia un’amica che dice quella parola con quel tono particolare da risuonare con le nostre emozioni in modo spiacevole.
O un partner che non è presente come vorremmo, e centomila altri esempi .


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Ci relazioniamo in ogni istante con l’altra persona attraverso il filtro del nostro vissuto. E viceversa.

Ci sono rapporti, in cui invece, i due modi diversi di vivere la relazione, porta la stimolazione di ferite e se non ci si da la possibilità di confronto il rapporto non ha molta possibilità di proseguire per lo meno in modo non tossico.

è propria responsabilità personale. Delegare all’altro il dovere di comprenderci fa parte di atteggiamento infantile.


Perché il rischio è far entrare nella Relazione l’altra polarità: L’ACCUSA.
“Tu hai fatto”
” tu sei…”
Lo vedi,anche se invisibile, il dito puntato che trapela da questa modalità di dialogo?
L’altro non potrà che andare in difensiva, e chiudersi. Perché percepirà l’attacco, la critica, il giudizio.
Quel tipo di comunicazione è partorito dalla Vittima non potrà mai essere costruttivo.

L’unico dovere è quello di analizzare se stessi quando si attiva una dinamica.
Altrimenti si entra nel ruolo genitoriale o del ” terapeuta ” e questo crea uno squilibrio enorme. Oltretutto la capacità di analisi molto spesso entra in gioco come strumento di potere dell’ego e delle ferite, in una relazione.

●Chiedere innanzitutto se l’altro ha lo spazio per parlare in quel momento.
(Non puoi decidere solo tu se è il momento giusto, quando si parla con il cuore non si vomita e quindi non c’è urgenza. Rispetto è chiedere se l’altro ha spazio”)
●Parlare con questa frequenza:
” quando tu fai così…io mi sento così…
a me arriva cosi…”
L’altro avrà la possibilità di mettersi nei tuoi panni.
E si può aprire un confronto sui relativi punti di vista e di percepito.
Sui rispettivi modi di vivere quel tipo di relazione
(Lavorativa, di coppia, genitore figlio, amicizia ecc).
Si avrà modo di comprendere se c’è spazio di crescere insieme.
E se le modalità di vivere la relazione possono trovare un punto di incontro.



“Ci amiamo, ma non può funzionare.”
E restare con quell’amore nel cuore
senza giudizio
con la forza di lasciarsi andare.
So che non profuma di fiaba questo epilogo, e infatti il bambino interiore è la cosa che più fa fatica ad accettare. Ma di fronte non c’è un genitore da cui non “bisogna lasciarsi mai”, ma c’è un adulto di fronte ad un altro adulto.
Ed essere adulti significa anche sapersi salutare con Coscienza.
Sara Surti


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