Credo che questo sia il tempo della cura, non nel senso della guarigione.
Ma dell’avere cura.
Avere cura di se stessi.
Delle proprie case.
Delle proprie relazioni.
Del proprio sistema familiare.
Delle amicizie.
Della parole.
Dei pensieri.
Della terra che ci ospita.
Di ogni essere vivente.
È il tempo della cura.
E la cura passa per la delicatezza.
Non è più tempo delle ostentazioni.
Delle urla.
Di un femminile che ha bisogno di buttarsi a terra, spogliarsi, gridare.
È tempo della quiete interiore.
Del ritorno alla celebrazione della vita.
Nella delicatezza dei passaggi.
Nel dolce passaggio da bocciolo a fiore.
O da bozzolo a farfalla.
O da cielo stellato ad Alba delicata.
Che possa essere un buon tempo di cura.
Sulle ferite ci si appoggia con delicatezza.
E non c’è cura più potente di un bacio di mamma su un taglio che brucia.
Che tu possa sanare le tue ferite
Con la dolcezza del materno che ama
Monica Grando
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