di Caroline Mary Moore
Dai dogmi religiosi, all’occulto, alle guerre e alle storie dell’orrore, l’oscurità ha sempre fatto parte dell’esistenza umana.
Fino al recente XX secolo, i genitori minacciavano di chiamare “l’uomo nero” se i loro figli ribelli non andavano a dormire, così i bambini tenessero una luce accesa nella loro stanza quando dormivano per tenerlo lontano fino all’arrivo della luce del giorno.
L’uomo nero è una storia comune ma significativa perché ci mostra come siamo culturalmente condizionati a temere e negare ciò che è separato dalla luce, anche e soprattutto per quanto riguarda il lato oscuro della natura umana.
L’oscurità umana non è un argomento popolare di cui parlare o scrivere, soprattutto nella comunità spirituale che si concentra sull’amore e sulla luce. Ma bisogna affrontarlo soprattutto adesso. Jung scrisse:
Dentro di noi abbiamo un’Ombra: un tipo molto cattivo, molto povero, che dobbiamo accettare.
E nessuno è escluso.
Negli ultimi vent’anni si è detto e scritto che l’uomo è un essere di luce. Anche se questo è in parte vero, basta ricordare gli ultimi tre anni per riconoscere che abbiamo visto più ombra che luce riflessa negli occhi, nelle parole e negli atteggiamenti di molte persone che si reputavano “persone giuste”.
Lodare e predicare la luce non serve a nulla, se non c’è nessuno che possa vederla. Sarebbe invece necessario insegnare all’uomo l’arte di vedere. Jung.
Un’analogia perfetta è immaginare la nostra ombra come una tempesta. Il cielo è nero, il vento prende velocità e lampi e tuoni accompagnano le forti piogge che cadono.
La tempesta deve passare prima che il sole possa penetrare le nuvole mentre si diradano.
Cosa facciamo di solito durante un temporale?
Corriamo ai ripari sperando che faccia meno danni possibili e aspettiamo che passi.
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Scappiamo dall’ombra come dalla tempesta, perché l’assenza di luce porta in superficie eoni di paura provata ancora e ancora lungo il tempo lineare (karma).
Quelle paure ora spingono per essere epurate, dissolte, trasformate e accettate.
Solo quando ci troviamo nella tempesta, sapendo che non saremo colpiti dai fulmini, la nostra luce (il sole) può penetrare l’oscurità. È qui che nasce l’osservatore o, meglio, la capacità di “vedere”, e di rendersi conto che il potere dell’ombra è un castello di carta, apparentemente indistruttibile solo grazie al suo nascondiglio oscurato alla vista.
Possiamo continuare a scappare dalla tempesta o essere come quei bambini che accendono la luce per tenere lontano l’uomo nero, oppure, possiamo affrontarlo; questo è il libero arbitrio.
Non fraintendetemi, l’Amore, quello incondizionato, sarà la grazia salvatrice dell’umanità, ma per incarnarla prima bisogna includere e integrare l’ombra, ovvero, percorrere la strada del Cuore accompagnata dall’ altra straordinaria potenzialità dell’umanità – la sua mente ombrosa e seperata.
È la mente inconscia che governa e controlla il 90% delle nostre vite proiettando la sua energia nevrotica, accusatoria, incoerente, spietata, astuta e vendicativa mentre la personalità (ego), ingenua e superficiale nega la sua esistenza giudicandola una responsabilità altrui per ragioni pudiche e moralistiche.
La mente integrata, quando è in armonia con il Cuore, funziona come una fedele ausiliaria, rivelando i suoi meravigliosi doni di coesione, onestà, umiltà, autenticità e creatività, dando una svolta improvvisa e sorprendente all’atto finale di questo film drammatico intitolato “Il travaglio dell’umanità sul pianeta Terra”.
L’umanità è destinata ad evolversi, lo ha sempre fatto, ma questa volta non si può realizzare il salto quantico nella coscienza senza l’ombra.
E l’amore?
L’amore che conosce l’umanità, quello condizionato, è impossibile da sostenere perché contaminato della paura. Ricordate l’analogia della tempesta?
La Verità di natura è incondizionata, semplicemente è…l’Amore per la Verità; perciò, non conosce la paura, può sopravvivere agli assalti, alle bugie, all’odio e qualsiasi ostacolo assente dall’Amore rendendolo il “Gold Standard” di ogni ricercatore spirituale.
Cominciamo con una Verità di cui molti, forse, non erano a conoscenza.
Avete passato anni a indagare e fare corsi per abbracciare il proprio bambino/a interiore?
Molti sì, me compresa.
Oceani di lacrime sono stati versati e tonnellate di fazzoletti usati in tutto il mondo in onore delle ferite del bambino/a innocente.
In 26 anni di ricerca non ho mai partecipato ad un corso o seminario che proponesse l’aspetto scomodo e non vittima del bambino/a interiore, nessuno ha presentato il suo lato narcisistico e ombroso che si nutre in segreto delle tortuose emozioni infantili di ogni uno di noi.
Ultimamente mi sono chiesta: perché stiamo ancora predicando l’integrità e l’unità tra la luce e l’oscurità, mentre ignoriamo palesemente la nostra oscurità interiore?
Creiamo noi il nostro mondo, vero? Quindi, immaginate otto miliardi di ombre inconsce proiettate sulla realtà e noi siamo preoccupati per chi governa e per ciò che non possiamo controllare?
Sii consapevole di quanto gli esseri umani incoscienti sono potenti nella manifestazione.
Una singola cellula umana emette 0,07 millivolt di elettricità, quindi moltiplicato per circa 35 miliardi di cellule, un essere umano emette 2,65 trilioni di volt di elettricità!
Se lo moltiplichiamo per otto miliardi, che è l’attuale popolazione mondiale, potremmo presumere di avere una grande quantità di energia per alimentare un mega computer o, meglio, una realtà olografica?
Cosa aumenterebbe il potere di quell’energia enorme?
Le emozioni umane.
Ci viene costantemente raccomando di evitare le propaganda negativa sul main stream media perché il sistema corrotto si nutre dalla paura delle masse.
Non ci sono dubbi, i piani oscuri per il nostro futuro fanno paura, e le opzioni sono combattere (rabbia che nasconde la paura/attacco) o soccombere (paura/fuggire).
Vorrei sottolineare che l’oscurità riflessa nel mondo non è separata dalla nostra; perciò, combattere o soccombere all’esterno vuol dire fare lo stesso interiormente, mantenendo di sicuro la separazione, Divide et Impera, perché mentre lottiamo all’esterno, allo stesso tempo, combattiamo contro noi stessi!
Non so voi, ma questo non sembra essere un modo intelligente per raggiungere l’integrazione tra l’oscurità e la luce interiore.
L’oscurità non può essere combattuta o sradicata dall’esterno. Affinché si dissolva è necessario “staccare la spina” e sospendere internamente il suo nutrimento vitale.
Il primo passo è ammettere che somigliamo a quei bambini che di notte tengono la luce accesa perché hanno paura dell’uomo nero!
Come ho scritto in altri articoli, leggi qui, siamo entrati nell’era dell’Apocalisse.
Con il rischio di essere ripetitiva, se vogliamo essere i pionieri del Nuovo Mondo, non abbiamo altra scelta che affrontare la tempesta perché peggiorerà prima di migliorare.
Ma da dove cominciamo?
Affrontare quello che Freud chiamò l’ID, il bambino narcisistico primordiale, e che Jung chiamò “the Shadow” potremmo trovarci un po’ impreparati, magari in resistenza, perché siamo abituati a considerare il bambino/a interiore come una vittima innocente da sostenere, comprendere, abbracciare e amare.
E lo è, ma se abbiamo confortato il nostra/a bambino/a in questi anni direi basta, andiamo oltre.
Ogni aspetto dell’energia dualistica ha la sua controparte, e nel caso del bambino/a narcisistico primordiale/ombra non si auto commisera, e non piange in disperazione anzi, fa l’opposto.
Non conosce la paura, non si sente né in colpa né sbagliato. È spavaldo, furbo, arrogante e narcisista e ne trae godimento solo per il piacere di vendicarsi!
Ama distruggere dove cerchiamo di costruire e lo fa indisturbato mentre, come un vampiro, si nutre del dolore e delle paure della vittima innocente rappresentata dal bambino/a interiore catturato e distratto dal suo stesso passato in un loop temporale.
Nessuno sfugge alla propria infanzia e le sue ferite nel subconscio, anche se non è stata né triste né traumatica, e colma di incomprensioni, ingiustizie, delusioni e punizioni immeritate che hanno lasciato un segno indelebile, l’ombra infantile e narcisistica che dimora nel dimenticatoio, nel profondo oblio di ogni essere umano mai nato attraverso i secoli.
Quel segno indelebile non è il DNA, ma è strettamente correlato al tempo e al modo in cui la mente si identifica con la propria storia d’infanzia che scorre lungo la linea temporale dal passato verso un futuro indefinito.
Privata dell’identificazione con la personalità fasulla (bambino/a vittima da proteggere e compatire), l’ombra vendicativa non ha rifugio, né paure infantili di cui nutrirsi.
Scoprire chi siamo senza l’identificazione della propria storia d’infanzia è fondamentale per l’evoluzione dell’umanità, altrimenti rischiamo di diventare quello che il Dottor David R. Hawkins chiamava “The Walking Wounded“, feriti che camminano ipnotizzati dalle proprie ferite da cui non si può sfuggire (per approfondire leggi qui)
Negli ultimi 30 anni il processo di guarigione ha richiesto molto tempo, pazienza e costanza per tentare di spezzare la ruota del karma, ma la domanda è: finché ci identifichiamo con la nostra storia d’infanzia rischiamo di rimanere intrappolati nel flusso del tempo?
È qui che inizia a diventare interessante perché tutte le profezie e maestri illuminati hanno individuati questo periodo come la fine del tempo.
Alla fine del tempo lineare, la mente allenterà la presa sulle nostre psiche lasciandoci liberi di fare un salto quantico di coscienza?
Dobbiamo ancora scoprirlo.
Nell’attesa del miracolo, non dimentichiamo quelle due famose parole “libero arbitrio”. Nulla ci impedisce di tentare di recidere l’identificazione che abbiamo con la nostra storia d’infanzia mentre aspettiamo!
In chiusura, vi voglio lasciare con un ultimo citazione di Jung:
Non c’è luce senza ombre e non c’è pienezza psichica senza imperfezioni. La vita richiede per la sua realizzazione non la perfezione, ma la pienezza. Senza l’imperfezione non c’è né progresso né crescita.
Anche se siamo consapevoli della nostra imperfezione, siamo ancora riluttanti a riconoscere il valore dell’ombra imperfetta perché ci spaventa.
“La vita richiede per la sua realizzazione non la perfezione, ma la pienezza”. Luce/amore/perfezione e oscurità/paura/imperfezione sono due lati della stessa medaglia.
Insieme sono la “pienezza” di cui parla Jung – una coppia perfettamente imperfetta.
Forse lo conoscete meglio questo concetto tramite le due parole – l’amore incondizionato.
Amore & Compassione
Caroline Mary Moore