Parliamo sempre della nostra ombra, del buio che non conosciamo di noi, del tunnel in cui entriamo quando sprofondiamo nell’autocommiserazione e nell’idea che non ci sia via d’uscita, e non ci rendiamo conto di quanto sia altrettanto temibile e vissuta come “pericolosa” la nostra Luce.
Manifestare pienamente la nostra Luce vuol dire realizzare Chi Siamo, le nostre qualità migliori, i nostri talenti, i nostri sogni e desideri relativi a noi stessi. Essere nella Luce vuol dire essere visibile e brillare come un faro, che viene scorto anche da lontano. Ogni cosa che facciamo o diciamo è sotto i riflettori, viene vista ed ascoltata da chiunque voglia farlo.
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Non sto parlando dei riflettori delle televisioni o dei media, perché lì qualunque stupido può avere i suoi attimi di notorietà, ed ogni baggianata detta può suscitare clamore, sull’onda del “purchè se ne parli” va sempre bene.
Sto parlando della Luce quella vera, quella che illumina dall’interno; sto parlando dei talenti non solo del corpo, ma di quelli dell’Anima, che possono manifestarsi con grande abbondanza.
Fino a qualche decennio fa chi osava farlo, dando ampia mostra di generosità, magnanimità ed amorevole cura verso chiunque, veniva riconosciuto come “santo” ma anche fatto fuori. Dopo una vita di sofferenza e da personaggio scomodo ed inviso, a cui i malevoli attribuivano le peggiori iniquità mascherate da bontà, veniva condannato ed eliminato.
Siamo entrati, ormai da tempo, in un’Epoca in cui manifestare la propria Luce è possibile anche per chi vive una vita “ordinaria”, magari senza troppi onori o scalpori, senza miracoli straordinari, ma dando al proprio Sé il permesso di brillare, di manifestare ciò che rende felici e gioiosi.
Anche ora andarsene in giro con la propria Luce accesa dà fastidio alla maggior parte delle persone, che quando si trovano davanti ad una persona così si sentono, in qualche modo, messe allo scoperto, si sentono viste per ciò che sono, nelle loro miserie e viltà. Non è facile stare vicino a qualcuno che illumina così, infatti una delle contropartite dell’accendere la propria Luce è proprio quella di avere poche persone intorno.
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Nella condivisione di una condizione di sofferenza e di fatica si è una moltitudine; puoi sempre trovare qualcuno con cui lamentarti o sfogarti per tutto ciò che va male, ma appena porti in giro Luce i topi e gli scarafaggi fuggono via, tornano a nascondersi nelle fogne.
Ma non è degli altri che voglio parlare, ma di quanto la nostra Luce spaventi noi stessi.
Se abbiamo costruito il nostro personaggio sul soddisfare i bisogni degli altri, se siamo degni d’amore solo quando siamo bravi e buoni e facciamo la mamma ed il papà di tutti quanti, toglierci questa maschera ed iniziare ad occuparci di noi può essere vissuto come estremamente pericoloso. Nell’infanzia abbiamo superato le nostre ferite in un certo modo, abbiamo creato un sistema di sopravvivenza molto sofisticato che, anche se ci dà problemi e ci rende infelici, non è per niente facile da smantellare. Disfarsene vorrebbe dire essere scoperti, indifesi, vulnerabili, e, soprattutto, vorrebbe dire diventare indegni d’amore e d’affetto, perchè l’unico modo in cui è stato possibile averlo, in precedenza, è stato quello.
Scoprire che quello non è vero Amore è un passaggio necessario, ed arrivare alla propria Luce richiede di avere raggiunto quell’Amore per Se Stessi che nessuno ci ha insegnato. E questo è un Cammino da percorrere, non c’è una destinazione chiara, né alcun segnale indicatore; l’unica cosa che fa da “barometro” è quanto sto bene nei miei panni, quanta gioia mi dia “stare con me stesso”, quanto ancora ho bisogno della presenza e dell’approvazione degli altri per sentirmi felice.
Per poter misurare questo è chiaramente necessario essere spesso da soli; non si può percorrere questo Cammino con una folla intorno, ci sarebbe frastuono, distrazione, baccano inutile, chiacchiere non necessarie. E questo rende anche evidente come sia una strada che non tutti hanno voglia di percorrere.
Mi è capitato, infatti, che, dopo aver parlato di gioia e di felicità possibile, la persona sia stata più male di prima, il che è segnale indicatore di quanto si è avvinghiati alla sofferenza come ragione di Vita, e quanto sia difficile scegliere di rinunciarvi. Siamo, quasi tutti, salvo rari e fortunati casi, nati da genitori sofferenti – e non sempre per malattie, ma per emozioni e sensazioni di malessere represse da sempre – ed abbiamo creato noi stessi duplicando quelle sensazioni. Pensare di poter essere felice è vissuto come qualcosa di totalmente estraniante, come una grave mancanza di lealtà verso chi ha sofferto tanto, come una rinuncia a quella parte di sé che ha, inconsciamente, fatto da madre e da padre ai propri genitori, ed ha assunto un ruolo ben preciso in famiglia, senza il quale ci si sente persi.
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Il prezzo da pagare per giungere alla Luce – c’è sempre un prezzo da pagare! – è quello di venir visti come estranei nella nostra stessa famiglia, di aver scelto d’essere diversi e quindi di danneggiare l’immagine della famiglia stessa all’esterno: così viene visto chi non risponde più alla manipolazione ed al senso di colpa. In altre parole: un rivoluzionario.
Ci sono voluti millenni per dare un senso a quelle parole “come te stesso” che seguono quell’”ama il prossimo tuo” che è sempre stato l’unico verbo messo in pratica letteralmente. L’amore, certamente, è quello che spinge ogni bambina ed ogni bambino ad emulare i propri genitori ed a cercare di renderli felici. Ma la dimenticanza dell’Amore per Se Stessi non renderà mai nessuno felice, ed è proprio su questa mistificazione e questo irretimento che si è costruita questa società che si basa sulla condivisione dell’infelicità come “mal comune, mezzo gaudio!”.
In questa Epoca di Consapevolezza stiamo davvero facendo la rivoluzione: amare noi stessi, accendere la nostra Luce, andare per il mondo e brillare di gioia interiore! Accendere la nostra Luce ci rende liberi, liberandoci dai nostri mostri interiori ed esteriori, ed è una sfida impegnativa, che “vale la gioia” vivere!
C’è una bellissima massima che dice che se con il fuoco di una candela accendi altre candele la candela stessa non perde nulla, ma moltiplica la sua Luce. Questo è il nostro scopo, ecco perché siamo Qui, per testimoniare che Essere Luce è possibile. E quanto questa rivoluzione trasformerà le generazioni successive sarà visibile tra qualche secolo, come un fuoco eterno che brillerà da adesso in poi.
Per chi è pronto, questa è la Missione più bella che esista!
Fonte : https://valeriapisano.com/la-luce-paura/
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