Cosa si intende per “psicologia transpersonale”?
La psicologia transpersonale, detta anche quarta forza, dopo la psicoanalisi freudiana, il comportamentismo e la psicologia umanistica, nasce negli anni ’60 ad opera di Abraham Maslow, Anthony Sutich, James Fadiman e Stanislav Grof. Essa si occupa di sperimentare stati di coscienza non ordinari e mistici, oltre quelli considerati normali per l’io e la persona, ampliando il campo di ricerca tradizionale della psicologia, della psichiatria e della psicoterapia, percorso che era già stato iniziato dai precursori Carl Gustav Jung e Roberto Assagioli. Di questa corrente di pensiero fanno parte nomi significativi come ad esempio: Charles Tart, Ralph Metzner, Roger Walsh e Ken Wilber per citarne alcuni.
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Essa si pone inoltre come interlocutore, in ambito psicologico, degli altri campi di ricerca scientifica che operano nel superamento del paradigma newtoniano-cartesiano, iniziatosi nei primi decenni del novecento con la fisica dei quanti e la teoria della relatività, collegandosi alla ricerca rappresentata ad esempio da David Bohm, Karl Pribram, Fritjof Capra, Gregory Bateson, Joseph Campbell e Michael Harner.
Somiglianze e differenze con la tecnica americana del Rebirthing
Sono due “storie” diverse. Il rebirthing nasce dal lavoro di Leonard Orr. Poi di rebirthing non si può parlare al singolare perché si sono sviluppate varie scuole con differenze significative nella tecnica.Esistono comunque vari metodi che lavorano con il corpo: la bioenergetica, la terapia reichiana, il primal therapy, il lomi bodywork e così via, e alcuni di questi, come il primal, usano il respiro.
La respirazione olotropica deriva da una ricerca scientifica e psichiatrica, quella di Grof, relativa al potenziale di guarigione degli stati non ordinari di coscienza e della psicoterapia LSD e l’accompagnamento dei malati terminali di cancro, Praga, Baltimora, e poi Esalen, quest’ultima per ciò che riguarda la Respirazione Olotropica. La Respirazione Olotropica è strettamente connessa alla psicologia del profondo, alla ricerca scientifica e psichiatrica di Grof sulla coscienza, alla filosofia perenne che è quel nucleo conoscitivo presente nelle tradizioni spiritali e mistiche di diverse tradizioni e latitudini, lo sciamanismo e le culture native. La bibliografia di Grof sull’argomento è amplissima.
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Rispetto alla psicologia transpersonale junghiana, quali sono le innovazioni “moderne”?
Ci sono molti punti di contatto e anche diverse differenze. Io personalmente amo molto la teoria di Jung e la sento molto vicina, nello spirito, alla teoria di Grof, ma questo è molto personale e fa parte forse più del mio sentire. Tra Jung e Grof ci sono molte analogie nella visione della crescita personale come processo profondo di trasformazione e di guarigione. Grof in senso ampio è, per certi versi, un continuatore del lavoro di Jung. Il processo di individuazione junghiano ha similitudini con il processo olotropico. Inoltre il concetto di Emergenza Spirituale come crisi di trasformazione e la sua distinzione dalla psicosi è comune a Grof e ad alcuni junghiani del calibro di John Perry.
Anche nel Libro Rosso di Jung ci sono analogie evidenti, i disegni di Jung ricordano i ‘mandala’ olotropici. Ma il lavoro junghiano è individuale, verbale, passa attraverso la logica analitica, le associazioni libere, l’arte e le arti visive e soprattutto il sogno. Mentre invece il lavoro olotropico è un lavoro corporeo prevalentemente fatto in gruppo ed è verbale solo per una parte integrativa dell’esperienza.
Un’altra significativa differenza è la connessione al perinatale, al trauma della nascita, che è importante in olotropica. Mentre sulla dimensione transpersonale ci sono parecchie analogie. Jung, parte dall’osservazione empirica di personalità multiple, deliri di pazienti psicotici, simboli mitologici e religiosi e soprattutto sogni; e si rende conto che questi effetti sono tutte manifestazioni di un inconscio (che egli definirà collettivo) molto più profondo di quello teorizzato da Freud…
Se il concetto di libido per Freud si ferma al livello corporeo (bio-fisico, essenzialmente sessuale) ed investe solo l’inconscio personale; per Jung la libido sale ad un livello superiore, prettamente animico, essendo essenzialmente energia psichica con valenza simbolica non più riconducibile alle produzioni psichiche del singolo individuo, proprio per questo Jung stesso è costretto a coniare il concetto d’inconscio collettivo. A mio avviso Grof va oltre questa dimensione (sebbene collettiva) dell’anima: gli ultimi livelli esperenziali della psicologia transpersonale raggiungono una vera e propria esperienza spirituale di unione con la totalità dell’universo.
È questo il livello supremo dell’essere, riconducibile alla consapevolezza ultima dell’Atman di wilberiana memoria (induismo vedanta, buddismo mahayana, ecc.).
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Concludo con queste parole di Grof che ben fanno intuire il concetto che stavo cercando di spiegare poco sopra:
“Nelle forme estreme la coscienza individuale sembra abbracciare la totalità dell’esistenza e identificarsi con la mente universale. L’ultima di tutte le esperienze appare il Vuoto, il misterioso vuoto primordiale, il nulla che contiene ogni esistenza in forma primordiale”. (Grof Halifax, L’incontro con la morte, Siad, 1978, p. 70)