Il giudicare è uno dei vortici più turbolenti in cui ama immergersi la nostra mente. Quando è intenta nel suo instancabile e inarrestabile dialogo interiore, veniamo trascinati in questo turbine di opinioni e di pensieri riguardo a tutto ciò che è esterno rispetto a noi e, il più delle volte, lo facciamo senza neanche rendercene conto; una parola tira l’altra, un pensiero negativo se ne porta dietro un’altro peggiore e alla fine della giornata ci troviamo di cattivo umore senza neanche renderci conto del perché. Ci troviamo anche ad essere senza energie e privi di stimoli per portare avanti qualunque progetto. Il motivo di ciò è uno solo: quando giudichiamo ci priviamo della nostra energia per proiettarla all’esterno.

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Da qui deriva il senso di spossatezza quando la sera ci troviamo a casa davanti alla tv; proviamo allora a dare la colpa al lavoro, ma quando arriva il fine settimana o le vacanze ci accorgiamo che questa mancanza di energie continua ad opprimerci. Allora dov’è il problema? Come detto sopra il problema è esattamente la nostra tendenza a giudicare, una tendenza che ci priva di forze mentali e ci rende inermi di fronte ai problemi della vita.
Ora però vorrei porre l’attenzione su di un’altra tendenza meno conosciuta ma, per molti versi, anche più distruttiva: quella nel giudicare non tanto le persone e le cose quanto gli eventi. E’ proprio questo che ci priva dell’entusiasmo e della voglia di andare avanti.
Ogni volta che ci attendiamo un certo risultato che non avviene; ogni volta che le nostre aspettative vengono disattese; ogni volta che ci troviamo di fronte ad un avvenimento diverso da quello che ci eravamo prefigurato ci troviamo ad essere delusi e sconfortati. Questo perché stiamo giudicando: giudichiamo quello che è successo nel suo essere differente da quello che ci aspettavamo; giudichiamo gli avvenimenti e tutto ciò non fa’ che condurci verso il basso in una spirale inarrestabile.

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La verità è questa: raramente la vita ci concede quello che ci aspettiamo senza riservarci sorprese, le sorprese sono una costante della nostra esistenza e il trucco per affrontarle è semplice: l’accettazione. Sto parlando di accettare quello che ci succede, del non giudicarlo, del non rimanere delusi perché i risultati sono differenti da quelli che ci aspettavamo. Solo così lasciamo la strada aperta all’universo perché realizzi i nostri desideri nel modo che è veramente migliore per noi e non nel modo che, nella nostra visione ristretta, giudicavamo essere più favorevole. Solo così riusciremo a renderci conto che, con il tempo, le cose possono andare persino meglio di come ce le eravamo prefigurate.
L’accettazione è un grande strumento che fa’ sì che i nostri desideri possano essere realizzati e che l’universo possa continuare la sua opera. Con il giudizio, al contrario gli chiudiamo la strada e priviamo di energia positiva la scia di avvenimenti che l’universo ha predisposto per la nostra realizzazione.

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Anche se può sembrare difficile all’inizio, con la pratica l’accettazione diviene sempre più facile e alla fine diverrà una condotta naturale. Uno dei modi migliori per aprire la via all’accettazione è quello del riconoscere il giudizio. Dobbiamo porre l’attenzione ai nostri pensieri tutte le volte che interviene il giudizio. Facendo questo, con il tempo, gli togliamo energia ed esso finirà per presentarsi sempre meno. Dobbiamo inoltre accettare tutto quello che succede nella nostra esistenza senza etichettarlo o giudicarlo. Dobbiamo insomma riservare lo stesso trattamento agli avvenimenti graditi e a quelli che, per il momento, non ci appaiono tali. Agendo in questo modo poniamo le basi per la nostra realizzazione in due modi: apriamo la strada all’universo per realizzare la sua opera e priviamo della nostra energia gli avvenimenti negativi che così tenderanno a presentarsi sempre meno. Alla fine di tutto, ciò che bisogna fare è rendersi conto che il male non esiste di per se ma è solo la nostra percezione che ci fa’ giudicare qualcosa bene o male, giusto o sbagliato, buono o cattivo, positivo o negativo.
Un perfetto esempio di questi insegnamenti è presente nella Bibbia: nella Genesi quando Adamo ed Eva vengono cacciati dal paradiso terrestre per avere assaggiato il frutto del giudizio del bene e del male, perché con il distinguere il bene dal male hanno creato la distinzione e quindi il male.

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Prima di assaggiare il frutto proibito Adamo ed Eva camminavano nudi per i giardini dell’Eden, in seguito, vergognandosi, sono stati costretti a coprirsi perché con il distinguere il bene dal male, in un mondo dove regnava solamente l’armonia, hanno creato il male che, potrebbe dirsi, non è altro che la distinzione tra le due forze antitetiche. In poche parole il male non è altro che il giudicare ciò che appare diverso da te; con il giudizio noi creiamo il male e gli diamo energia.

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Si dovrebbe invece agire come se bene e male fossero espressione della stessa forza, uno antitetico all’altro. Renderci conto quindi che se non esistesse il male non riusciremmo a sperimentare neppure il bene; come è per il freddo e per il caldo, per la luce e il buio e così via.
Secondo me questi concetti sono raffigurati magistralmente nell’affresco di Michelangelo Buonarroti della “cacciata di Adamo” presente nella Cappella Sistina, dove lo stesso individuo impersona il serpente tentatore, che rappresenta il male, e l’angelo, simbolo del bene. Non sono altro che due differenti aspetti della stessa realtà.

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Questo naturalmente non significa che dobbiamo accettare un avvenimento negativo come faremmo per uno positivo ma soltanto che se smettessimo di giudicare e di demonizzare il negativo questo non si presenterebbe più con tutta la sua energia ma ci arriverebbe più fiacco e diluito, in un modo che ci renderà più semplice accettarlo.

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Tutti noi arriviamo in questo mondo per sperimentare il bene e il male: sia esso gioia e dolore; buono e cattivo; amore e odio o ricchezza e povertà. La scelta sta a noi, possiamo accettare questi due opposti per come si presentano o resistergli, in questo secondo caso avremmo un eccesso dell’uno o dell’altro. Un eccesso di male, che in questo caso potremmo definire dolore, porta a conseguenze che possono essere facilmente immaginate; mentre un eccesso di bene ci porta a non sapere apprezzare quello che abbiamo: di qui la tendenza all’uso di droghe, a qualunque tipo di eccessi fino al suicidio di chi, per come la vediamo noi, ha raggiunto tutto quello che si possa desiderare. Senza il male non riusciremmo ad apprezzare il bene, come senza il buio non si apprezza la luce e così via.
Il segreto, anche qui, si trova nell’accettazione e nel non giudizio: nell’accettare che la vita si presenterà a noi in una forma diluita di bene e male, nell’accettarla ed amarla per quello che è e nell’astenersi dal giudizio per tutto ciò che ci è poco gradito. Il segreto della felicità, quindi, si trova forse proprio nel mezzo: nel saper apprezzare quello che si ha.

Fonte : http://www.meditare.info/wordpress/spiritualita/limportanza-dellaccettazione-e-del-non-giudizio-nicola-zegrini/

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