Non importa quanto gravi o meno gravi siano stati i nostri dolori e i nostri problemi.
Se abbiamo sofferto per qualcosa, qualsiasi cosa, è fondamentale riconoscere che il nostro dolore è legittimo, che le attenzioni e l’amore che ci sono mancati ( o che ci sembra ci siano mancati ) almeno noi abbiamo il diritto/dovere di riconoscerli. Il mondo intero può non capire, ma almeno noi possiamo capire noi stessi. Da un certo punto di vista, qualsiasi cosa ci abbia fatto soffrire è importante, anche quello che a occhio esterno può sembrare banale. Questo riconoscimento ha a che fare con il dolore del nostro bambino interiore, che per quanto cresciamo sarà sempre dentro ognuno di noi … è meno male che è così! Perchè è da lui e dalle sue difficoltà che possiamo svoltare e imparare quello che ci serve. Accogliere, comprendere e dare l’amore mancato al nostro bambino interiore è accogliere, comprendere e amare noi stessi. Accettare che abbiamo bisogni anche eccessivi a volte è il primo passo per potersi donare quello che ci serve e poi andare avanti.
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Qualche volta però non riusciamo a vedere quello che è e quindi non riusciamo a darci quello di cui abbiamo bisogno. Quando questo accade facilmente cadiamo in trappole che invece di liberarci, ci imprigionano.
Continuare a pretendere amore dove non lo abbiamo mai trovato è la prima trappola.
Procurarci dolori e sconfitte a non finire per cercare le attenzioni che non arriveranno mai.
Non riuscire a riconoscere il nostro valore tendendo sempre a relazioni, lavori e situazioni che ci rimandano che la nostra “fascia” è quella e che da lì non possiamo uscire.
Così continuiamo a trascinare la stessa sofferenza in eterno, coltivando una rabbia verso noi stessi, verso il mondo, verso chi secondo noi ci tiene in questa situazione e anche verso chi cerca di proporre vie d’uscita, che spesso fa anche ammalare mente e corpo.
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Continuare a pretendere amore dove non lo abbiamo mai trovato.
Non importa se davvero questo amore non c’è stato o se noi non lo abbiamo percepito. Fatto sta che così è andata. Comprendere e amare questa sofferenza in tutto e per tutto, accettarla come parte del nostro passato e accettare che ora siamo adulti e che possiamo darci noi questo amore, è crescere e darci la possibilità di svoltare.
Conosco tantissime persone che continuano a cercare approvazione e attenzioni dai genitori, dai fratelli, dai vecchi istruttori, dai parenti. Se queste cure non sono mai arrivate, o almeno non sono arrivate come volevamo noi, è meglio accettare che molto probabilmente non arriveranno mai. In questo movimento di comprensione non andate contro voi stessi, nemmeno contro alla sofferenza che provate. Solo riconoscete che c’è e lasciate cadere la pretesa dell’infanzia. Potete nutrire voi stessi il vostro bambino e la vostra persona e potete farlo oggi da adulti, riconoscendo il vostro valore e le vostre esigenze.
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La seconda trappola: procurarci dolori e sconfitte a non finire per cercare attenzioni e cure che non arrivano.
Non è ovviamente nulla che riguardi la parte conscia di noi, sono parti sepolte dell’inconscio. NESSUNO SI CERCA CONSAPEVOLMENTE IL MALE!!! Per ogni incidente avuto chiediamo aiuto a qualcuno che ci dia attenzioni e che ci riconosca. Ogni volta in cui subiamo una sconfitta o riceviamo un torto ( vero o presunto ) torniamo inconsapevolmente a solletticare quel senso di ingiustizia dell’infanzia, confermandoci le nostre credenze sulle situazioni. Ci sono persone che si riducono in povertà, che si procurano incidenti e malanni per mancanza di amore. Ancora una volta è necessario accogliere quel dolore e concretizzare che solo noi possiamo colmarlo, riconoscendo i nostri bisogni e soddisfacendoli. Nessuno lo farà fuori di noi!
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E infine la trappola più subdola: non riuscire a riconoscere il nostro valore tendendo sempre a relazioni, lavori e situazioni che ci rimandano che la nostra “fascia” è quella e che da lì non possiamo uscire.
Questo inizia ad accadere a scuola. Prendiamo un voto e tendiamo a mantenere sempre più o meno quella fascia di voto. Alla fine diventiamo “uno da 5 , da 7 , da 3 etc”.
Facciamo una cosa per la prima volta e ci viene in un modo, fuori vedono quel risultato e iniziamo, dentro e fuori, a coltivare quella credenza su noi stessi.Questo è folle! E’ come dire che se la prima volta in cui proviamo a camminare cadiamo, allora siamo incapaci di camminare! Un genitore ci dice che siamo belli o brutti e per tutta la vita facciamo in modo da confermare quell’idea, curando o trascurando il nostro aspetto fisico. Cresciamo in una famiglia di un certo ceto sociale e se il genitore ci passa l’idea che non ne possiamo uscire noi per tutta la vita ci sentiamo così. Ci sono figli di famiglie disagiate che nel tempo si sono creati una realtà economica migliore, che continuano a vivere come se fossero indigenti e si sentono tali!
Nel tempo il modo in cui ci poniamo di fronte ai fatti crea la nostra realtà – vera o presunta.
Di sicuro crea la percezione che abbiamo della nostra realtà.
Bandire il senso di colpa inconscio, aumentare un sano amore per noi stessi e coltivare una buona autostima sono le mosse migliori per uscire da tutto questo … o per starci dentro ma con maggiore consapevolezza.
Di certo con maggiore amore per noi stessi!!!
Sara
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Fonte : https://lasorgenteeladea.blogspot.com/2019/01/non-importa-quanto-gravi-o-meno-gravi
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