Avrei voluto scrivere un semplice post su Facebook, eppure la tematica di cui desidero oggi farmi portavoce richiedeva più spazio e tempo di espressione.
Giove oggi alle 19.02 innesta la retromarcia dopo essersi fermato per invertire la rotta, facendo una stazione a 24° del Sagittario. Tornerà diretto il giorno 11 agosto.
E’ tempo di ripensamenti e, approfittando del sestile di Mercurio e Plutone tra Pesci e Capricorno e della congiunzione tra Venere e Nettuno in Pesci, proprio ieri ho lavorato profondamente ricevendo una Costellazione familiare individuale. Senza entrare nelle mie dinamiche personali, voglio condividere con voi un tema alquanto delicato e scottante emerso durante questo incontro, e caro a Giove: quello delle promesse.
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Inconsciamente ed in totale buona fede spesso promettiamo cose che non potremo mantenere, senza una deliberata volontà di ingannare l’altro, anzi. Energeticamente, anche se non sempre verbalmente, chiediamo all’altro di darci qualcosa di cui siamo desiderosi e l’altra anima, che ci ama tantissimo ad altri livelli, ce la promette alimentando in noi una grande speranza e aspettativa. Investiamo l’altro di un così grande potere e di un’altrettanto importante responsabilità perché sentiamo che con lei/lui tutto diventa possibile. Ma, sempre dal punto di vista delle vibrazioni sottili, l’altra persona pur essendo razionalmente disposta a fare del tutto per la nostra felicità, ha delle lealtà familiari più grandi di lei cui non riesce a sottrarsi e quindi ci promette cose che non potrebbe mai darci, creando in noi una grande illusione.
Ovviamente nessuno è vittima di nessuno, ci sono accordi tra anime e chi chiede è inconsapevole sia di quello che sta chiedendo e sia del fatto che nessuno può colmare vuoti o dispiaceri che vanno affrontati individualmente. Al momento in cui ci si rende conto dell’impossibilità di realizzazione concreta, la delusione è profonda e, dipendentemente dall’investimento emotivo e dal processo di identificazione e di attaccamento a quel risultato, l’intera struttura della nostra identità subisce un crollo: non sappiamo più chi siamo e cosa vogliamo, assistiamo solamente all’inesorabile crollo delle aspettative chiedendoci cosa o dove abbiamo sbagliato. In quel momento ci viene spesso spontaneo rivolgere gli occhi al cielo e volgere questa domanda a Qualcuno più grande di noi, da questo punto di vista le grandi delusioni sono a volte il portale che scegliamo per connetterci al Divino.
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“Me l’avevi promesso” è una frase che almeno una volta nella vita abbiamo pronunciato o ci hanno detto; questa frase tuona imperiosa nei cuori delusi
La dinamica illusione/delusione è tipicamente qualcosa di alternativamente agito e subito, tutti abbiamo illuso e ci siamo sentiti delusi. Istintivamente di primo acchito ci si sente vittime, subito dopo invece va ripreso contatto con la consapevolezza della propria compartecipazione all’accaduto, al senso di responsabilità personale. Se è vero infatti che la promessa non ha potuto essere mantenuta, è anche vero che era necessario per il nostro percorso di evoluzione confrontarsi con la possibilità che le promesse non sempre possano essere mantenute e, ripeto, dietro non c’è sempre malafede o inaffidabilità. Tuttavia è possibile, soprattutto dopo una grande delusione, attrarre nella propria vita persone inaffidabili, se in conseguenza all’esperienza delusiva si è formata la convinzione interiore che il mondo è ingannevole e che le persone promettono e poi non mantengono, oppure se abbiamo bisogno di stazionare per un certo tempo nel ruolo di vittima nel crudele mondo degli ingannatori.
Tutte le promesse appartengono al “mondo degli uomini” e non a quello dello spirito, sicché alcune promesse che onorano il mondo degli uomini ad un certo punto vanno sciolte quando confliggono con la nostra esperienza di crescita e scopo spirituale della nostra incarnazione. Il lasciare certe situazioni viene vissuto molto spesso come un passaggio obbligato che ci crea dolore e possiamo restare agganciati a quel dolore e a quel rimpianto per moltissimo tempo. Un passaggio importante è anche quello di perdonare sé stessi per non essere stati in grado di onorare una promessa fino in fondo, ad un certo punto la chiamata dal mondo dello spirito risulta essere più forte, è una sveglia alla quale non ci si sottrae pena lo snaturarsi della propria essenza e la malattia.
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Quanti dolori e sofferenze si risparmierebbero se non ci attaccassimo così violentemente a ciò che promettiamo o che ci viene promesso nel mondo degli uomini. Onorare il mondo dello spirito è il viaggio di tutti noi, anime in un corpo fisico e la malattia altro non è che una disarmonia, un non allineamento con la nostra essenza spirituale. Nel mondo dell’apparenza le cose assumono un significato nebuloso ben diverso dalla reale sostanza delle cose, basti pensare a tutte le volte che ci facciamo ingannare da ciò che vediamo esternamente e successivamente scopriamo del marciume all’interno.
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Si rende necessario un ampliamento di visione ed un cambio di prospettiva per quanto riguarda gli accadimenti nelle nostre vite, un buon esercizio può essere quello di farlo in via retrospettiva analizzando, con la chiarezza che deriva dall’acquisizione dell’esperienza, cosa ci hanno insegnato le sfide che abbiamo affrontato.
Cosa ho imparato da questo insuccesso? In che modo la fine (o l’inizio) di una relazione importante hanno segnato un punto di svolta per me?
Cerchiamo di farlo con la maggior obiettività possibile, uscendo da ciò che appariva per entrare in ciò che è stato il nostro apprendimento e portiamone consapevolezza. Ci renderemo conto che nessun tassello di vita è stato inutile e che spesso la mancata realizzazione di qualcosa (fors’ anche attraverso il mancato mantenimento di promesse di qualcuno) è stata una grande benedizione.
Se ciò è avvenuto in passato e ce ne rendiamo conto ora, guardando indietro, questo può avvenire anche nel presente e in futuro, sviluppando la capacità di affidarsi ad un disegno più grande di noi e alla consapevolezza che i tempi dell’anima non sono quelli fisici.
Un altro esercizio pratico per creare una visione divergente è quello di provare a uscire da proverbi e luoghi comuni che incatenano più che liberare e che sono entrati prepotentemente nella nostra interiorità senza la possibilità di essere filtrati con discernimento, proprio perché di antica memoria di condizionamento educativo familiare. Ad esempio la frase “ogni promessa è un debito” è un gancio delusivo e costrittivo assicurato. Nessuna promessa è un debito perché presupporrebbe che dall’altra parte sussistesse un credito, mentre c’è uno scambio energetico animico tra i due o più partecipanti, un accordo energetico che mira all’evoluzione delle parti.
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Frasi di questo tipo inoltre agganciano al sentirsi perennemente delusi nelle aspettative, a partire da quella grande promessa non mantenuta. Non c’è bisogno di promettere nulla, ogni giorno nel qui e ora viviamo in una costante ed eterna interconnessione d’amore, ad altri livelli siamo comunque tutti insieme anche con le persone che sono state deludenti o a cui noi, consapevolmente o no, abbiamo mentito. E non c’è bisogno di aspettarsi nulla quando comprendiamo che l’unica molla per disattivare questo meccanismo fatto di illusioni e delusioni, è sviluppare gratitudine per ogni piccolo momento che le persone ci donano, senza dare nulla per scontato.
Rimanere agganciati alle mancate promesse ci mantiene in uno stato di impotenza e vittimismo, prolungando senza fine la catena delle delusioni senza mai darci il permesso di vivere davvero. Nel lavoro delle Costellazioni si possono vedere queste preziosità e lasciare andare davvero moltissimo dolore.
Un abbraccio
Ross
Fonte : https://rossanastrika.wordpress.com/2019/04/10/me-lavevi-promessogiove-torna-indietro
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