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“Cecilia che tipo di meditazione consigli per stasera?” Condivido la risposta data in privato, e che ho appositamente ampliato per la condivisione pubblica. Magari può servire da ispirazione a chi volesse cimentarsi con l’immaginale!
Poi man mano che senti le funzioni fisiologiche rallentare (respiro più calmo, profondo e sottile, battito cardiaco più lento), fissa l’immagine della luna piena e della sua luce chiara all’altezza del terzo occhio e lascia che tutte le eventuali sensazioni che si producono semplicemente vengano assorbite da quella luce chiara. Rimani sempre nell’assenza di giudizio, lascia semplicemente che la luce chiara riassorba ogni cosa che si produce spontaneamente e tu rimani nello stato in cui svuoti di significato qualsiasi cosa sopraggiunge, come quando stai per addormentarti, sei molto stanca, il corpo è abbandonato piacevolmente, senti che stai per addormentarti ma sei ancora vigile e tutto ciò che ti arriva è come ovattato, privo di senso personale. Ecco, amplifica questa sensazione di de-personalizzazione che la respirazione consapevole prolungata aiuta a mantenere e procedi con la visualizzazione “luna piena /chiaraluce bianca/dissolvimento sensazioni” (samskara) finché vuoi, godendo del tuo stato di quiete.
Sei pronta per atterrare, anzi “allunare” in Nirodha, la terra di mezzo, Shambhalla, il luogo della splendente vacuità da cui hanno origine tutte le immagini e dove l’unica cosa che rimane, morendo a se stessi cioè alla personalità dell’Io attraverso il rituale della de-personalizzazione (“morte mistica”) è l’amore. L’amore è l’atto supremo di darsi senza paura, di lasciarsi svanire, assorbire proprio come tutte le immagini dissolte nella luce chiara della luna piena. In questo luogo magico, che altro non è se non una dimensione della tua psiche, non può che regnare una profonda e totale pace. Perchè nemmeno il nulla può nuocere al nulla. La pace della splendente vacuità.
Leggi anche: Imparare a svanire: e se dopo la morte non ci fosse assolutamente nulla?
Ricordate che qualsiasi pratica si intenda fare, la differenza tra un training autogeno e un rituale la farà sempre il vostro atteggiamento interiore: il sacro è nella relazione tra voi e l’anima, nella vostra capacità di darvi all’ignoto, senza paura. Fate in modo che ogni rituale che scegliete sia il simbolo del vostro rito sacro per eccellenza: la volontà di amare incondizionatamente.
questo post poietico sul “Fare anima”
“Mindfulness immaginale” di Selene Calloni Williams
“Voi non ve ne potete ricordare, ma io sì!”.
Quelli sì che erano bei tempi,
quando si andava ad estrarre il latte lunare,
quando tutti ammassati sulle barchette,
ci si arrampicava sulla scala a pioli
e ci si trasferiva nell’orbita lunare!
E si stava lì, in piedi, dalla terra si appariva a testa in giù,
ma ci si sentiva perfettamente normali,
con la differenza che, meravigliosa, ci si vedeva
addosso la cappa del mare luccicante con la barca
e i compagni capovolti che dondolavano come un grappolo dal tralcio”
(La distanza della luna – Italo Calvino)
E non dimentichiamoci che la Luna
è “solo” un simbolo,
una dimensione dell’anima
una potenza di visione, una forza.
La luna è fuori ma, soprattutto, è dentro di noi.
Fonte: http://ilmestieredeldare.blogspot.it/2016/11/meditare-con-la-luna-piena-il-rituale.html
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