Stanno sfidando le nostre conoscenze perchè i “lampi radio” sembrano seguire un preciso schema matematico: si tratta di pulsar o di qualcosa di artificiale? Se questo segnale radio è davvero reale, allora ci deve essere qualche strano fenomeno celeste all’opera, a meno che i burst siano prodotti da una civiltà aliena tecnologicamente avanzata.

E’ dal 2001 che i radiotelescopi catturano i cosiddetti “radio burts veloci” (Fast Radio Bursts, FRB), di cui ne abbiamo parlato in altre occasioni. Questi eventi durano appena qualche millisecondo, emettendo una quantità di energia pari a quella che rilascia il Sole in un mese. Finora, ne sono stati rivelati una decina e più di recente, nel 2014, il radiotelescopio Parkes situato nel New South Wales, Australia, per la prima volta ne catturò uno in azione. Gli altri lampi radio sono stati identificati dopo aver analizzato i dati del segnale associato al burst una volta raccolto dagli strumenti a Terra. Nessuno sa a che cosa siano dovuti ma il fatto che la durata del lampo radio sia molto breve implica che la sorgente debba essere molto piccola, estesa almeno qualche centinaia di chilometri, il che esclude una loro provenienza da corpi celesti più grandi come le stelle. Inoltre, i lampi radio sembrano di origine extragalattica, un fatto curioso, ma la parte più strana è che il segnale segue uno schema ben preciso e del tutto sconosciuto.

Per localizzare nello spazio questi eventi, gli astronomi utilizzano un parametro chiamato indice di dispersione, che serve per descrivere sinteticamente una distribuzione statistica quantitativa e, in particolare, la misura con la quale i suoi valori sono distanti da un determinato valore centrale (identificato con un indice di posizione, solitamente media o mediana). Ogni burst copre un intervallo di frequenze radio, un pò come se l’intera banda FM della nostra radio stesse trasmettendo la stessa canzone. Man mano che la radiazione si propaga nello spazio essa viene diffusa e rallentata dagli elettroni per cui le onde di alta frequenza si propagano più velocemente rispetto a quelle di frequenze più basse. Maggiore è lo spazio che viene attraversato, maggiore diventa questa differenza, ossia l’indice di dispersione, tra i tempi di arrivo relativi ai segnali ad alta e bassa frequenza, e perciò più da lontano si propaga il segnale.

Il grafico mostra i 10 radio burst veloci osservati nel corso degli ultimi 15 anni. Il ritardo temporale, tra le frequenze radio più alte e quelle più basse, è sempre un multiplo di 187,5. Nessun processo naturale noto può spiegare questo fatto. Credit: M. Hippke et al. 2015

Michael Hippke dell’Institute for Data Analysis a Neukirchen-Vluyn, in Germania, e John Learned dell’University of Hawaii a Manoa hanno trovato che l’indice di dispersione di tutti e 10 i burst è multiplo di un solo numero: 187,5. Dunque, questo allineamento molto preciso implica che almeno cinque sorgenti, da dove vengono emessi i lampi radio, si trovano localizzate nello spazio secondo una distanza multipla di 187,5 (vedasi il grafico). Hippke e Lerned ritengono che una spiegazione plausibile vuole che i FRBs provengano da una regione dello spazio più vicina a noi, cioè da un gruppo di oggetti all’interno della Via Lattea che emettono in maniera naturale onde radio il cui ritardo, tra le frequenze più basse e quelle più alte, è multiplo di 187,5. Essi stimano una probabilità di 5 su 10.000 che questo allineamento sia una coincidenza. “Se questo schema è reale“, dice Learned, “sarà molto, ma molto dura spiegarlo“. In linea di principio, gli oggetti astrofisici possono produrre per cause naturali, anche se non comprendiamo i processi fisici, indici di dispersione ad intervalli regolari. Ad esempio, le pulsar sono oggetti caratteristici e già noti per emettere burst registrati nella banda radio, anche se non necessariamente seguono uno schema regolare e con una energia equivalente a quella dei FRBs. Ma forse, queste stelle super dense, cioè le stelle di neutroni, sono delle stranezze matematiche che celano dei meccanismi fisici che ancora non comprendiamo. E’ ancora possibile che i telescopi stiano registrando un segnale di qualche civiltà aliena tecnologicamente avanzata che sia associato, ad esempio, a un satellite spia il cui segnale si confonde con quello emesso da un corpo celeste molto distante.

Questo, dunque, fa pensare ad una possibilità e cioè che la sorgente responsabile dei lampi radio sia un “chi” anzichè un “cosa“.

Secondo quanto riportato nel loro articolo, se non va bene nessuna delle spiegazioni naturali proposte, allora sarà necessario considerare una sorgente artificiale (umana o non umana). I cosiddetti “radiofari” di origine extraterrestre sono stati sempre posti in cima alla lista per spiegare l’origine di questi fenomeni di alta energia. “Si tratta di segnali interessanti come se fossero stati prodotti artificialmente, il che li collegherebbe ad una civiltà aliena tecnologicamente avanzata“, spiega Jill Tarter dell’Isituto SETI. “Sono molto incuriosita, rimanete sintonizzati“. Gli astronomi hanno a lungo dibattuto sul fatto che un messaggio intelligente che si basi sulla matematica, cioè trasmesso utilizzando il π o sequenze di numeri primi, come viene rappresentato nell’ormai famoso film Contact, potrebbe implicare davvero l’esistenza di qualche civiltà aliena. Può darsi che esseri intelligenti stiano già trasmettendo dei segnali in cui vengono utilizzati semplici operatori matematici che però non siamo ancora in grado di codificare.

Tuttavia, produrre un lampo radio veloce non è così semplice e non sarebbe il metodo più adeguato per trasmettere messaggi interstellari. A differenza di un segnale radio a banda stretta, un FRB richiede una enorme quantità di energia affinchè il segnale copra un ampio intervallo di frequenze, non solo ma assumendo che il segnale provenga da una regione dello spazio che sta al di fuori della nostra galassia esso deve essere incredibilmente energetico per propagarsi su distanze intergalattiche.

Se, però, i burst arrivano da qualche oggetto che si trova nella Via Lattea, non occorre che siano così energetici, un pò come quando la luce di un flash illumina da vicino il terreno ma non da lontano.

Comunque sia, in entrambi i casi occorrerebbe certamente una enorme quantità di energia. Infatti, gli alieni dovrebbero appartenere a quella che gli scienziati del SETI definiscono “civiltà Kardashev di tipo II“. Ma, forse, tutto sommato non c’è alcun schema. Abbiamo solamente 10 eventi che si possono classificare in cinque gruppi. “E’ facile trovare degli schemi quando si hanno pochi dati statistici“, dice Maura McLaughlin of West Virginia University. “D’altra parte, non credo che si possa discutere con la statistica, perciò questo caso rimane strano“. Lo schema potrebbe scomparire man mano che vengono identificati altri FRBs. Ora, Hippke e Learned vogliono confrontare ciò che essi hanno trovato con altre scoperte e magari imparare qualcosa di nuovo sul nostro Universo. “La scienza è il miglior gioco che c’è in circolazione. Non sai quali sono le regole, o se puoi vincere. Questa è proprio scienza in azione“, dice Learned. “Se i risultati saranno confermati, allora c’è qualcosa di veramente interessante che dobbiamo capire“, aggiunge Hippke. “Si potrebbe trattare di un segnale associato ad una nuova classe di stelle di neutroni, un segnale cioè che potrebbe indicare l’esistenza di una ‘nuova fisica’, o in definitiva un segnale alieno se non possiamo considerare qualcosa d’altro che conosciamo“. Insomma, nonostante gli autori siano abbastanza cauti, essi fanno notare che le possibilità remote sono ancora delle possibilità. “Quando si va alla ricerca di qualcosa di nuovo, ci si potrebbe imbattere in qualcosa di inaspettato“, conclude Hippke.

New Scientist: Is this ET? Mystery of strange radio bursts from space
arXiv: DISCRETE STEPS IN DISPERSION MEASURES OF FAST RADIO BURSTS

Corrado Ruscica

astronomicamens.wordpress.com

Fonte : altrogiornale.org

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