A Pasqua ogni anno milioni di agnelli vengono sacrificati per il banchetto. Molte aree cattoliche affermano che questo massacro nasce da una errata interpretazione dei testi sacri
In questo periodo, nei Paesi di cultura cristiana sparsi per tutto il mondo, si celebra la Pasqua. Una ricorrenza che anticamente celebrava la vita, ma che oggi viene festeggiata con l’agonia e il massacro di milioni di innocenti agnelli

di Rosalba Nattero

Tutte le principali feste celebrate dal calendario della cultura cristiana, come il Natale, Ognissanti, la Pasqua, sono adottate da celebrazioni precristiane. Purtroppo il significato è stato modificato, quando non addirittura sovvertito.
E’ il caso della Pasqua, una ricorrenza che dovrebbe significare il risveglio della vita, ma che purtroppo viene celebrata con l’agonia e il massacro di milioni di innocenti agnelli.
La tradizione del sacrificio degli agnelli si basa sulla tradizione ebraica che racconta che ai tempi degli Egizi, quindi circa 6000 anni fa, il Signore stesso mostratosi dinnanzi a Mosè gli ordinò di macchiare la porta d’ingresso di ogni “figlio di Israele” con il sangue di un agnello. Molte aree cattoliche affermano che è alquanto improbabile che Dio stesso chiedesse ad un uomo di sacrificare un’altra sua creatura per poi uccidere i primogeniti di altre religioni, e affermano che sicuramente è frutto di un’errata interpretazione dei testi. Un episodio tratto da quel che ne rimane dei Vangeli Apocrifi racconta che dopo che Gesù si prese cura di una gattina, alcuni notarono che aveva cura per ogni creatura, e gli domandarono il perché, ed egli rispose: “Sì, sono vostri fratelli e sorelle. Chi si prende cura di loro, si prende cura di me. Chi le maltratta, fa soffrire me!”.
Il dibattito tra le varie aree cattoliche introduce un buon punto di riflessione, non solo sul tema della Pasqua, ma sul significato stesso della definizione di “cattolico” per tutti coloro che oggi si definiscono “uomini di Dio”. Possibile che a causa di un malinteso religioso ogni anno passi quasi inosservata una vera e propria strage di animali innocenti?
Rifacendoci alle antiche origini della Pasqua, le cose stanno un po’ diversamente.
Nella nostra storia di europei conserviamo le radici di un antico passato che ancora oggi si manifesta e fa capolino da usanze, folklore, celebrazioni, costumi e riti apparentemente incomprensibili.
La cultura celtica, così come si incomincia a conoscerla oggi per via di una moda che si sta rapidamente diffondendo in tutto il mondo, non è che la punta dell’iceberg di una tradizione ben più antica, che meriterebbe un interesse approfondito da parte dei ricercatori.

L’usanza pagana di colorare le uova è rimasta anche ai nostri giorni. L’uovo è il simbolo della vita che incessantemente si manifesta nell’universo
Esistono ancora oggi in Europa tradizioni antichissime, vive, con una manifestazione sociale e spirituale, che non meritano di essere dimenticate in quanto il loro apporto potrebbe essere utile per un confronto costruttivo, e alla pari, con la società maggioritaria.
Culture che hanno mantenuto vive antichissime tradizioni che hanno origine nel cuore più vero della cultura celtica, posta al di là del celtismo conosciuto attraverso la storia gallo-romana. Tradizioni preceltiche che hanno incredibili similitudini con culture di altri Popoli naturali del pianeta, come ad esempio quelle dei Nativi americani. Stessi miti, stessi reperti. Ne è un esempio il mito di Madre Terra, comune a tutti i Popoli naturali, o i vistosi reperti megalitici sparsi su tutto il pianeta, o ancora, il simbolismo del cerchio sacro.
E’ innegabile che il mondo celtico, con la sua visione filosofica costantemente in bilico tra visibile e Invisibile, abbia influenzato poeti e artisti di ogni tempo. Il mito immortale del Graal ne è un esempio.
Anche le feste dei Celti hanno un significato che va ben oltre l’aspetto conviviale e di ritrovo comunitario.
Le feste celtiche si snodano in un percorso in cui il mondo terreno e il mondo degli Dei si sovrappongono. Le stagioni scandiscono i ritmi della vita e della morte; la morte non è la fine ma un nuovo inizio.
Questo concetto è molto importante per comprendere la cultura celtica. Nei cicli della natura si trova l’elemento divino, che permea l’intera vita dei Celti. In quest’ottica, le feste celtiche sono i momenti in cui si aprono le porte tra il mondo degli uomini e quello del trascendente. In alcune ricorrenze, come Samain (Ognissanti per i cristiani), secondo i Celti gli spiriti dei defunti e gli abitanti del mondo Invisibile possono comunicare con i viventi.
Ma soprattutto, il calendario cosmico delle feste celtiche rivela una via spirituale che rispecchia il ciclo della morte e della rinascita, tipico della filosofia dei druidi.
Ed è proprio la rinascita il senso della festa che è stata ripresa dall’esoterismo cristiano ed è oggi celebrata come la Pasqua. La Pasqua celebra la resurrezione di Gesù, che secondo le scritture è avvenuta nel terzo giorno successivo alla morte in croce.
In un certo senso, il significato originale della festa è stato conservato: infatti la resurrezione suggerisce una nuova vita, una rinascita.
Secondo il calendario celtico, il senso simbolico di questa celebrazione si riferisce all’esperienza del Risveglio interiore, inteso come un risveglio dell’Io cosciente che si desta a nuova vita.
Questa festa era anticamente chiamata “Shuda Gere”, “la Festa della Vita” o del Risveglio.
Simbolo della celebrazione è l’uovo cosmico, generatore del processo alchemico di vita, di evoluzione e della coscienza. L’abitudine di celebrare questa festa con l’uovo è rimasta, anche se apparentemente non se ne comprende il significato. Che senso ha scambiarsi le “uova di Pasqua”, se non si conosce il significato originale?

Il calendario delle feste celtiche
L’antica festa del Risveglio scandisce un momento dello Hnot (nodo) cosmico del calendario celtico. Il periodo corrisponde alla lunazione piena dopo l’equinozio di primavera, detto Ostara nel calendario celtico, momento che simboleggia la rinascita dopo la terza morte nel ciclo della “morte e rinascita” dell’antico druidismo. Un simbolismo riferito all’evoluzione dell’Yggdrasil, l’albero della vita dell’antico druidismo, che allegoricamente rappresenta l’evoluzione dell’individuo attraverso la pratica della meditazione. Il simbolismo è stato poi ripreso dall’esoterismo cristiano attraverso la morte e la resurrezione del Cristo.
Nella filosofia dell’antico sciamanesimo druidico la celebrazione della Shuda Gere è riferita alla rinascita ad una vita superiore e all’accesso nel mondo di Gwenved, il Mondo dei Viventi della cosmologia degli antichi Celti.
Secondo una antica usanza, durante la celebrazione era abitudine bagnarsi con le mani gli occhi e il viso, quindi asciugarsi con il kel, una piccola salvietta di stoffa bianca destinata allo scopo, che veniva poi conservata fino alla festa di Samain. Questo simbolismo significava una sorta di autoiniziazione, un “battesimo” che preparava all’ingresso nella nuova vita, purificati dall’acqua.
Negli antichi miti nordici, la festa era la celebrazione del mito di Odino che diede vita ai progenitori dell’umanità, Askr e Embla, ponendoli nell’eden di Midgard, la Terra di Mezzo, che egli cinse con una cortina di pietre per proteggerla. Simboleggiava anche la celebrazione dell’eredità che gli Asi lasciarono agli uomini, con cui essi potessero costruire la loro civiltà.
La Festa della Vita celebrava ogni forma di vita sul nostro pianeta e in ogni angolo dell’universo.
Una festa quindi che originariamente era simbolo di speranza, di pace e di armonia tra tutti gli esseri viventi.
Come è possibile essersi imbarbariti così tanto, al punto da celebrare questa festa con il sangue e con l’atroce spettacolo di milioni e milioni di agnelli sacrificati per il banchetto pasquale?

FONTE: http://www.shan-newspaper.com/web/tradizioni-celtiche/454-lantica-festa-della-vita.html

 

 

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