Possiamo dare solo ciò che abbiamo, usava ripetere spesso il filosofo e mistico indiano Osho Rajneesh durante le sue conferenze, e aveva pienamente ragione, le persone possono darti solo quello che hanno. Ma se escludiamo la cose materiali, cos’altro la gente può dare? Io mi guardo attorno e vedo tanti volti umani avvolti dall’infelicità, quella stessa infelicità che diventa la causa dell’infelicità di molti altri esseri umani. È così che le parole di Osho mi diventano ancora più chiare: nelle nostre relazioni quotidiane non facciamo altro che riversare il nostro essere, ossia diamo agli altri quello che abbiamo dentro di noi, pertanto se siamo infelici, se soffriamo, solo l’infelicità fluirà e si diffonderà tutt’intorno a noi.

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Ci sono Leggi Universali che lo spiegano, quello che accade in un individuo si diffonde nell’atmosfera a una velocità impressionante, e la fisica quantistica ci ha dimostrato chiaramente che non esiste alcun confine rigido tra l’individuo e l’universo: siamo interconnessi e comunichiamo reciprocamente in molti modi diversi. Se siamo infelici, trametteremo l’infelicità agli altri, anche se non desideriamo farlo: essa scorrerà da noi verso gli altri in ogni istante. Ora lo domando a voi: guardatevi attorno e chiedetevi se le persone che incontrate e vedete per strada, al lavoro, in palestra, alla posta o al supermercato.. ecco, osservatele attentamente e chiedetevi se sono persone felici!?

Questa constatazione è doverosa per capire che c’è una netta differenza tra ciò che vorremmo dare e tra ciò che effettivamente diamo. Tutti quanti vorrebbero un mondo felice e pieno di amore. Ma guardiamoci attorno e riflettiamo: voi davvero vedete un mondo del genere? Oppure vedete un mondo nel quale l’infelicità regna sovrana e con essa esplode quella che è la violenza che poi dà vita alla sofferenza su più fronti e livelli? Noi possiamo dare solo ciò che abbiamo, ci è impossibile dare ciò che non abbiamo, anche se lo desideriamo fortemente. Questo è il concetto chiave: nelle nostre relazioni noi diamo solo noi stessi, non ciò che vorremmo.

Quello che occorre non è il semplice desiderio, ma la nostra qualità essenziale, solo quella può essere ricevuta e data. Ecco perché molte persone sono incapaci di dare felicità agli altri, pace o amore, malgrado le loro migliori intenzioni. Nessuno dubita infatti delle loro buone intenzioni, ma quelle, da sole, non bastano. Saranno persone genuine e piene di bontà, ma nella realtà il loro effetto non è diverso dal loro interno se sono delle persone infelici. La gente vorrebbe dare amore, ma ciò che è in grado di dare non produce neppure la più remota sintonia d’amore, e alla fine sperimentano un fallimento e un vuoto e un senso di futilità devastanti.

Arriva il momento in cui ogni essere umano colpito dalla contagiosa infelicità si sente perso, sconfitto, vinto: in quei momenti di sconfitta, si perde ogni orientamento, ogni finalità esistenziale, ogni significato; in mano non ci resta altro che miseria e un senso di isolamento immensi, si ha la sensazione di essere assolutamente soli al mondo. In quei momenti possiamo renderci conto di quanto impotenti e inermi siamo, e i risultati frutto di buone intenzioni e desideri, non offrono alcun vantaggio, semplicemente perché la realtà li contrasta.

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Se in quegli stati, in cui appare lampante l’insignificanza della mente, insorge improvvisamente un barlume di Risveglio, allora diventa possibile spezzare un’illusione così radicata; e dalla luce che la rottura di quella illusione sprigiona, l’individuò può essere risvegliato alla verità essenziale della vita. In altre parole, si prende consapevolezza di come quel “senso di  insignificanza” non è frutto della realtà intrinseca della vita, ma dalla nostra irreale convinzione che si possa dare a qualcun altro ciò che non è posseduto dal nostro Sé.

Quindi, ciò che non appartiene al nostro Sé, non può essere dato agli altri, e non occorrono prove per dimostrarlo, ripeto, basta guardarsi attorno per capirlo. Ma ora analizziamo un altro aspetto spesso “invisibile”. Se finora in questo articolo si è sostenuto  che possiamo dare solo ciò che abbiamo, bisogna allora dire c’è un altro lato della medaglia ancora più sorprendente: ciò che non appartiene al nostro Sé non può essere ottenuto dagli altri. Ossia, non possiamo ricevere ciò che non possediamo. Questa è la legge, lo schema eterno della vita.

Per ottenere amore, è necessario essere colmi d’amore. Per essere felici, bisogna vivere con la felicità nel cuore. Colui che è colmo di odio, attira a sé solo odio. Colui che ha colmato il suo essere di veleni (invidia, gelosia, sofferenza), attira verso di sé solo un flusso di veleni, da tutto il mondo. Il simile richiama ed è assetato solo dal proprio simile, per cui richiama a sé persone e situazioni dello stesso tipo. Questo concetto l’ho spiegato già qualche anno fa in un mio precedente articolo: “La Legge Di Risonanza: Il Simile Attrae Il Simile”.

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Dunque, chi vuole felicità, deve colmare il proprio essere di felicità. Colui che aspira a Dio deve risvegliare il suo Dio dentro di sé. Non ci sono trucchi, non ci sono inganni, qualsiasi cosa desiderate, dovete diventarla. La realtà ci fa da specchio (La Legge Dello Specchio: L’Esterno È Interno), uno specchio in cui, da diverse prospettive e in forme diverse, possiamo vedere noi stessi. Quindi, in definitiva, possiamo dare solo ciò che abbiamo, e qualsiasi cosa diamo, quella siamo noi. E siamo noi, anche tutto ciò che riceviamo.

Tragicomico

Fonte : http://www.tragicomico.it/possiamo-dare-solo-cio-che-abbiamo/

 

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