Sabato 18 agosto alle ore 09 e 49 la Luna giungerà al suo Primo Quarto brillando tra le braccia dello Scorpione. In questa fase – usualmente – ognuno di noi inizia ad accorgersi di ciò che si muove nell’aria, scorgendo la direzione della lunazione ma, in questo esatto momento, la bellissima luce della notte sembra piuttosto invitarci a perderci in visioni interne senza confine, atte a sperimentare le diverse forme di essere in vita.
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Vi sono diversi 9 che si formano in cielo e diversi 18 presenti nel Sentiero Numerologico di questo periodo, essi sono i luminari della notte ma anche dell’ignoto, del pensiero che fa breccia in un territorio inesplorato – mai battuto, e dell’emozione che illumina un’ombra mostruosa che diviene piccola nel momento in cui la attraversiamo.
Il 18/9 ci mostra una verità rispetto alla facilità e alla difficoltà del camminare in un percorso invitandoci ad andare a ritroso fino al punto in cui tutto ha avuto origine; l’energia di questo numero apre le stanze dei ricordi per far fuoriuscire parole represse, costrizioni subite, pianti interrotti. Ci chiede ora di riconoscere la nostra volontà, e non quella del nostro amico o del nostro vicino di casa, la nostra propria volontà con tutta la responsabilità che questo comporta.
Il processo di riconoscimento di quello che noi chiediamo e vogliamo, al di là di quello che noi pensiamo di chiedere e di volere, è fondamentale per comprendere ciò che dall’esterno ci arriva. Se chiediamo al barista un cappuccino con soya, ma in realtà desideriamo un cappuccino con il latte vaccino, non stupiamoci se poi soffriamo all’arrivo del cappuccino – o anche, se ci chiedono cosa preferiamo e non lo sappiamo, non lamentiamoci della scelta che qualcun’altro poi muove su di noi e piuttosto entriamo dentro, conosciamoci, cosa preferisco? Cosa desidero per la mia vita, per la mia esistenza? No scuse, zero vittimismo, è un periodo nel quale ognuno di noi è invitato alla sovranità (8). Sapete, poco tempo fa mi è stata fatta una proposta per cui mi sarebbe arrivato molto denaro in seguito ad una richiesta esplicita all’Universo (lavoro con la legge dell’attrazione e puntualmente mi accorgo che l’Universo sa meglio di me ciò che è meglio per me … ma ancora non gliela do vinta), mi sono accorto però che quel lavoro per me non aveva un cuore, e ho compreso che lì non era il luogo dove io autenticamente desideravo essere, così – a partire da me sono ritornato nel mio mondo numerico gioioso. E’ importante questo… io sapevo dove tornare, sapevo dove era Me e dove era Non Me, sapevo dove siedevo e dove volevo essere, ciò che desideravo e ciò che non desideravo, tutto questo è cruciale per scegliere consapevolmente, e ovviamente il processo del conoscere se stessi è un orizzonte… ma qualche conoscenza nel processo la si apprende, allineandosi con ciò che è in sintonia con Sè.
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Potete scegliere se addentrarvi o meno in voi stessi, sapendo che il rischio del non entrare mai dentro è quello di non vivere mai veramente la propria vita, muovendosi tra le credenze socialmente diffuse e i traumi di qualcuno nato prima di noi e magari mai conosciuto. E’ importante domandarsi almeno una volta: “Io chi sono?” “Cosa desidero?” “Cosa voglio?”.
Continuiamo con le energie di domani a riconoscere sempre di più le responsabilità individuali nonché collettive e a divenire consapevoli dell’interdipendenza degli elementi e delle esistenze di cui siamo parte, riconosciamo nei giorni a venire il ruolo che abbiamo nelle diverse situazioni e nei diversi contesti, e accorgiamoci del messaggio che mandiamo nell’ambiente circostante osservando la eco che da esso origina, riconoscendo il nostro essere attivamente creatori e passivamente osservatori.
Se ce ne diamo occasione nei mesi a venire potremo apprendere moltissime lezioni, aprendoci all’apprendimento e rimanendo flessibili, come acqua direbbe Lao Tzu. In questo momento di riflessione è fondamentale creare uno spazio sacro per ricontattare quelle ferite chiuse nell’armadio, scalpitanti e arzille più che mai come dei teletubbies in prima mattinata. Riapriamo allora le ante dell’armadio con un’azione decisa e accogliamo ciò che vi era nascosto con equilibrio, delicatezzae amore. E’ il tempo giusto per recidere legami affettivi tossici e cordoni ombelicali non necessari che possono divenire con il tempo, e con un attaccamento malsano cappi al collo e prigionia della nostra Anima. Mi è venuto alla mente un racconto iniziatico con cui Franco Basaglia ne: “L’Istituzione negata” parlò della reazione dei “matti” una volta aperte le porte dei manicomi, vedo in questa descrizione molta vicinanza con ciò che alcuni di noi stanno vivendo, potranno vivere, o hanno già vissuto:
“Una favola orientale racconta di un uomo cui strisciò in bocca, mentre dormiva, un serpente. Il serpente gli scivolò nello stomaco e vi si stabilì e di là impose all’uomo la sua volontà, così da privarlo della libertà. L’uomo era alla mercé del serpente: non apparteneva più a se stesso. Finché un mattino l’uomo sentì che il serpente se n’era andato e lui era di nuovo libero. Ma allora si accorse di non saper cosa fare della sua libertà: “nel lungo periodo del dominio assoluto del serpente egli si era talmente abituato a sottomettere la sua propria volontà alla volontà di questo, i suoi propri desideri ai desideri di questo, i suoi propri impulsi agli impulsi di questo che aveva perso la capacità di desiderare, di tendere a qualcosa, di agire autonomamente. In luogo della libertà aveva trovato il vuoto, perché la sua nuova essenza acquistata nella cattività se ne era andata insieme col serpente, e a lui non restava che riconquistare a poco a poco il precedente contenuto umano della sua vita“.
In questa storia incontriamo un uomo completamente asservito a qualcosa di esterno, non è raro trovare chi oggi vive la sua stessa esperienza. Pensiamo ad un ragazzo che studia giurisprudenza per volontà del padre, o un uomo gay che si sposa per volontà di una donna che lo ama, o ad una donna di paese che rimane tutta la vita sarta perché fare l’attrice non è ben visto dalle commari… e pensiamo al momento della ribellione, al momento in cui nel “Laureato” alla fine del film c’è quel: “E ora che facciamo?” , quel vuoto, quel silenzio, quell’abisso che si apre perché ci si è così tanto abituati alla maschera da non credere nell’esistenza di qualcos’altro… ed è il nulla…ed è tutto.
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Il Primo Quarto d’agosto nascerà in un giorno universale 10, e affermerà: “Affinché sia possibile rinascere è necessario svuotarsi di tutto ciò che non è noi creando un vuoto in cui siamo chiamati a stare, a vivere prima di comprendere come colmarlo. Impariamo l’attesa… impariamo a attraversare la frustrazione sentendo cosa ha da raccontarci, liberiamoci da tutti i vestiti che con questo luminoso Sole non hanno ragion d’essere e viviamo lo spazio tra ciò che era e ciò che sarà e che ancora non è”.
Vi auguro un cammino di autenticità verso la vostra più reale gioia affinché un domani alla domanda: “Chi sta vivendo la tua vita?” voi possiate rispondere con coraggio, dignità e amore: “Io sto vivendo la mia vita”.
Con amore, Joele Sahel Schiavone.
Per consultazioni individuali potete scrivermi sulla mail sahel.joele@gmail.com
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