“Miracle in the Void” (Miracolo nel Vuoto) – Intervista all’astronauta Bryan O’Leary
“Ci troviamo nel mezzo di un mutamento degli schemi e di una rivoluzione della consapevolezza di proporzioni mai viste. Quando si instaura un nuovo modello, quelli che si aggrappano al vecchio modo di pensare puntano i piedi e diventano così riluttanti da risultare ben poco scientifici.”
Intervista a Brian O’Leary, l’Indiana Jones della Nuova Scienza:
… ciò che ho appreso è che esiste un “etere”, una condizione che oltrepassa materia e energia. Alcuni scienziati lo chiamano “Campo Punto Zero”, un campo elettromagnetico che pervade tutto.
Secondo O’Leary, per lui tutto ebbe inizio quando visse un’esperienza mistica ad un “Lifespring” negli anni ’70.
I Lifespring (Primavera della Vita) sono degli stages di trasformazione interiore durante i quali si praticano delle tecniche, come la meditazione o lo Yoga, atte ad introdurre i partecipanti in un’altra dimensione di consapevolezza. Fu allora che da astrofisico si trasformò in metafisico. O’Leary scoprì di possedere facoltà telepatiche, di poter ricevere e trasmettere il pensiero. Ho incontrato O’Leary per la prima volta ad un Lifespring a Philadelphia nel 1978. Autore di tre libri sull’interazione degli umani con gli UFO e su altri domini dell’esistenza e della coscienza, il Prof. Brian O’Leary venne addestrato dalla NASA per partecipare al programma Mission Mars. Trasformatosi da professore della Princeton University in attivista della nuova scienza, svolge conferenze in tutto il mondo.
Negli ultimi quattro anni ti sei interessato alla ricerca sui Crop Circles: come si collegano le tue attività a tale fenomeno e agli UFO?
Vidi per la prima volta un Crop Circle in Inghilterra, nel 1991. Scrissi dunque un intero capitolo sull’argomento nel mio saggio “The Second Coming of Science”, in cui discutevo il processo fisico sotteso alla loro formazione. Credo si tratti di energia elettromagnetica o di campi di forza psicocinetica che, urtando sugli steli di grano, li rendono temporaneamente plastici in modo da piegarsi senza rompersi per poi risolidificarsi in fretta e continuare a crescere normalmente. Il manifestarsi dei Crop Circles, fatta eccezione per quelli fasulli, è un fenomeno molto reale causato da un intervento misterioso e probabilmente non umano. La ricchezza degli “arazzi” formati dai Crop Circles e la pura bellezza della simbologia rappresentata lasciano senza parole, così come l’energia in essi contenuta.
So del tuo impegno nella ricerca sulla Free Energy. Ancora prima di Tesla vennero avviati studi in tal senso, ma oggi alcuni studiosi hanno scoperto una correlazione, perlomeno matematica e scientifica, tra di essa e le altre forme di energia coinvolte nella formazione dei Crop Circles. Che tipo di energia potrebbe produrre un fenomeno simile?
L’energia della consapevolezza. Dopo aver visto i cerchi nel grano, diverse manifestazioni di psicocinesi, la grazia delle materializzazioni compiute da Sai Baba (sono stato quattro volte in India per incontrarlo di persona e ho assistito alla creazione di oggetti letteralmente dal nulla), varie dimostrazioni dell’esistenza di quel che noi chiamiamo free energy o “energia punto zero”, dopo viaggi in tutto il mondo, dopo aver incontrato un ricercatore come Thomas Green Martin, ho capito che esiste un “etere”, una condizione che oltrepassa materia ed energia.
Perché, secondo te, una così gran parte della società tende a soffocare l’evoluzione della conoscenza?
Ci troviamo nel mezzo di un mutamento degli schemi e di una rivoluzione della consapevolezza di proporzioni mai viste. Quando si instaura un nuovo modello, quelli che si aggrappano al vecchio modo di pensare puntano i piedi e diventano così recalcitranti da risultare ben poco scientifici. L’ho constatato tra i miei ex-colleghi. Quindi, prima di tutto bisogna vincere le resistenze. Poi, chiedersi: “cos’hanno in comune i Crop Circles, i cucchiai che si piegano, Sai Baba, la free energy e tutto il resto”? Il comune denominatore è la rivelazione che energia e materia possono essere create dal “nulla”, e ciò significa che nulla è realmente qualcosa, e che questo “nulla” potrebbe essere la coscienza, ciò che gli scienziati chiamano “campo punto zero”, un campo elettromagnetico che pervade tutto. Questo vuol dire che la natura fondamentale della realtà non è la materia o l’energia che rileviamo, ma la loro causa prima ed è il processo di interazione che avviene tra di esse che trovo affascinante.
Hai mai lavorato con l’esobiologo inglese Rupert Sheldrake? Sembra che tu stia definendo il suo stesso concetto di risonanza morfica.
Sì, ho collaborato con lui. Il concetto di risonanza morfica è molto significativo nell’ambito dei campi energetici della coscienza che, interagendo, provocano degli effetti nella realtà fisica. Sheldrake e le sue idee sono estremamente importanti ma vi sono anche altri, come David Bohm ed il suo Ordine Implicito, nonché tutti i fisici del 19° secolo che ci hanno fornito il concetto di etere. Dici che sta avvenendo un mutamento di schemi. Nonostante ma Samuel Hahneman (il “padre” dell’Omeopatia), già nel secolo scorso, abbia espresso il medesimo concetto di energia nella medicina omeopatica, esso non viene ancora accettato dalla scienza ufficiale.
È vero. Gli studi di Nikola Tesla, di T. Henry Moiré e di altri pionieri, a parte il mio lavoro negli ultimi tre anni, hanno teso alla scoperta delle prove più evidenti dell’esistenza della “free energy”. Gli esperimenti vengono condotti in tutto il mondo, ma ciò che mi rende triste è che in questo Paese (gli USA) molti degli scienziati e degli studiosi più brillanti sono stati costretti ad espatriare perché l’ambiente qui è ostile a questo tipo di evoluzione. Le forze di soppressione provengono da molte diverse fonti, inclusi gli stessi ricercatori. C’è carenza di fondi e di sostegno, gli inventori sono isolati, le nostre leggi sui brevetti sono antiquate e le strategie di investimento “bizantine”: ci si aspetta di recuperare subito i propri capitali grazie al successo di un determinato nuovo strumento, ma i profitti possono variare da miliardi di dollari a zero. Fino ad ora, i ricavi sono mancati, ci vorranno probabilmente decine di milioni di dollari prima di trovare la soluzione giusta e nessuna compagnia americana si è dimostrata disponibile a stanziare tali somme. Il Giappone, invece, sta finanziando le ricerche sulla fusione fredda. I pionieri della chimica, Martin Fleischmann, della Southampton University e Stanley Pons, della University of Utah, avevano scoperto la fusione fredda alcuni anni fa. Rifiutati da questo Paese, ora vivono e lavorano a Parigi, finanziati dai Giapponesi per circa nove milioni di dollari. Il Dott. Suji Inumata, presidente dell’Istituto Giapponese di Psicotronica ed autore di svariate ricerche, ha sviluppato un prototipo, grazie a due milioni di dollari erogati dalla Toshiba Corporation per i magneti superconduttori.
Il Giappone è anche uno dei pochi Paesi che finanziano la ricerca sui Crop Circles.
Sì, sembrano essere più aperti verso tali tematiche. Alle mie conferenze, qui, partecipano cinquanta persone o poco più. Alcuni mesi fa ho parlato in Giappone davanti ad una platea di più di settecento persone, la maggior parte uomini d’affari, ingegneri e scienziati della Toshiba, della Toyota e di altre grandi compagnie. Sono interessati a trovare fonti energetiche non solo competitive ma anche più pulite ed ecologicamente compatibili. Ovviamente, il vero traguardo è quello. Per me la nuova tecnologia ci consentirà di risolvere i più gravi problemi ambientali, in particolare l’effetto serra. Tutti i climatologi concordano: l’effetto serra è alla base degli stravolgimenti climatici e meteorologici di oggi e forse perfino della recrudescenza di malattie aerotrasportate come la febbre gialla, la febbre dingo e la malaria. In molte zone del mondo esistono condizioni climatiche estreme, per colpa del consumo giornaliero di petrolio, dei motori a combustione interna e delle centrali elettriche.
Studiando la storia della free energy, con le sue vicende di smentite e vittoriose conferme, si vede che la sua repressione è tuttora un fenomeno sociale. Bertrand Russel lo chiarì molto bene: “La resistenza contro qualunque nuova idea è proporzionale al quadrato della sua importanza”. Pertanto, quando trattiamo di cose come fonti di energia non inquinanti, quando parliamo di consapevolezza e della capacità di diventare dei potenti artefici nell’universo fisico, o quando affrontiamo l’intero fenomeno UFO, le domande vanno sempre incontro ad una interpretazione dualistica. Facciamo un esempio. I mezzi di comunicazione. Mi è quasi impossibile comunicare loro il concetto di free energy, un concetto che risulta perfino meno credibile del fenomeno UFO, semplicemente perché non è ancora stato accettato dallo Stato. Lo stesso mi accade se inizio ad affrontare la questione della credibilità personale, quando mi intervistano per i giornali o per la TV, figuriamoci riuscire a spiegare il concetto di free energy e come potrebbe cambiare il mondo. Eccomi qui, sono uno scienziato con tanto di dottorato, un fisico che insegnava alla Princeton University, uno scrittore noto, eppure devo ancora lottare con il problema della credibilità. Ho viaggiato ovunque, ho incontrato moltissimi scienziati, ho appena pubblicato un saggio, “Miracle in the Void” (Miracolo nel Vuoto) il terzo di una trilogia di testi dedicati alla nuova scienza, eppure…
Noi “siamo energia” e “torniamo all’energia”
Nel film” Powder” viene analizzata l’idea che noi “siamo energia” e “torniamo all’energia”. Sembra vi sia molto interesse oggi verso la bioelettricità e verso la nostra connessione a qualche Divina Fonte energetica. Alcuni credono che l’Uomo sia parte di un Dio o di una Divinità ed abbia il potere di creare tutto. Un concetto, rimasto finora limitato entro i confini del misticismo e credo che, in questo senso, le religioni instaurate l’abbiano reso dogmatico, poi l’abbiano reso segreto e quindi abbiano instillato il terrore in chi osava credere diversamente. Il metodo scientifico è sempre consistito nell’essere atei o agnostici e così ci si aspetta che continui a combattere ciò che è mistico creando una dicotomia tra scienza e spiritualità. Ora che entriamo nel ventunesimo secolo, le cose stanno cambiando?
Nel mio libro “The Second Coming of Science”, affermo che tutte le aree della scienza e tutti gli aspetti dei sistemi di fede esistenti lasciano che la gente partecipi alla nostra cultura a scatole cinesi, dove ogni scatola consiste in un sistema di credenze limitante. La scatola che accettiamo più facilmente, negli USA, è una scatola chiamata “scienza occidentale”, divenuta un banale e limitante esempio di realtà. Immagina che la scatola sia legata al tempo ed allo spazio e che l’asse del tempo scorra dalla nostra nascita fino alla nostra morte. Qualunque quesito o congettura riguardante cosa avvenga prima della nascita o dopo la morte sono considerate tabù, nell’ambito di un tribunale o di una investigazione scientifica. La scatola è limitata dagli spazi interni ed esterni. Un dualismo. Dobbiamo riuscire a superare la separazione, è giunto il momento di costruire un ponte ed è stata una vera sfida, per gente come il Dott. Steven Greer (direttore del Cseti, Centro Studi Intelligenze ExtraTerrestri), e molti altri, incluso il sottoscritto, poter esprimere questa realtà in un modo che sia comprensibile, perché quando stai trattando con due paradigmi contrastanti che coesistono, ti trovi ad affrontare due realtà molto differenti.
La “scatola della scienza” è una versione limitata della realtà. In certe circostanze è valida ma in circostanze più generali non lo è affatto. La chiave in questo caso è la coscienza. Purtroppo, scienziati come Stephen Hawking o Carl Sagan hanno a lungo ribadito l’idea che la coscienza non esiste. Ciò è assurdo e non c’è bisogno di essere un mistico per rendersene conto. Puoi essere uno scienziato ed osservare l’effetto della coscienza sul nostro mondo “reale” e provarlo in un laboratorio, come ho fatto io.
Immagino mi si possa chiamare l’Indiana Jones della nuova scienza, sto cercando di dare una mano a ridestare il mondo e di dire alla gente che abbiamo il giusto potenziale dentro di noi, che sta giungendo proprio nel momento opportuno per salvarci da un disastro ecologico sul nostro pianeta che praticamente è già in atto.
Verso il problema provo sentimenti contrastanti. Mentre portavo avanti il lavoro di ricerca per l’ultimo libro pensavo che si sarebbe trattato semplicemente di un pezzo foto-giornalistico sui migliori risultati nel campo della free energy e che stavo svolgendo un servizio, ma mi sono trovato a vivere delle emozioni intense – un profondo cambiamento interiore – quando ho iniziato ad accogliere le nuove informazioni e a meditare sulle implicazioni. Mi sono reso conto di aver attraversato una serie di spiacevoli stati emotivi, una fase di “lutto”, e che tutti noi stiamo condividendo quest’esperienza. La Dott.ssa Elizabeth Kübler Ross ha svolto un’ampia ricerca sul modo in cui affrontiamo la morte.
Il primo gradino nel nostro modo di affrontarla è la negazione. La memoria va alla mia prima esperienza di “Remote Viewing”. Era il 1979 e mi trovavo ancora a Princeton. Ebbene, la vissi ma negai a me stesso di averla vissuta. Tornai al lavoro come se nulla fosse accaduto e ci vollero due esperienze consecutive, una di pre-morte ed una di guarigione per scuotermi al punto giusto – per risvegliarmi – sino al punto di dover ammettere che la scienza che avevo sempre insegnato come un dogma non era tutto,né la fine di tutto. Mi ci vollero diversi anni prima di accettare completamente questa evidenza. C’è uno slogan ideato da Chad O’Shay, un predicatore di Asheville, North Carolina, che dice: “La verità vi renderà liberi ma, all’inizio, vi farà infuriare”. Infatti quando ho superato il periodo della negazione ed ho accolto le nuove informazioni, mi sono arrabbiato immensamente. Ero furibondo con quelli che cercavano di nascondere come stanno veramente le cose, mi veniva voglia di saltargli alla gola e a volte non nego di sentirmi ancora così. Dopo il periodo di rabbia segue quello delle “contrattazioni”, una sorta di: “Posso adattare dei perni cilindrici a dei fori quadrati? Posso costruire un ponte tra questi due mondi? Posso conciliare il nuovo punto di vista con quello vecchio?” Di solito la risposta è negativa, il che è piuttosto demoralizzante. Così mi è capitato per un paio d’anni, mentre preparavo il libro, di attraversare una profonda depressione. Trovavo frustrante e difficile trasporre sulle pagine alcune idee per me solidamente scientifiche quanto qualunque altra cosa cui mi fossi dedicato durante la mia carriera di astrofisico. Ho attraversato la fase del lutto e, secondo la Ross, l’ultima parte della fase di lutto consiste nell’accettazione. Si tratta di una sorta di quieta accettazione di questa realtà, inclusa la coesistenza dei paradigmi vecchi e nuovi. Stiamo vivendo ora in un’epoca schizofrenica e va bene così.
Alla conclusione del libro, non ho potuto fare altro che condividere la mia esperienza e osservare cosa sta accadendo culturalmente in questo momento. Ci troviamo sulla cuspide tra negazione e rabbia e la parte rabbiosa della rivoluzione attualmente in corso – la rivoluzione della consapevolezza – sarà quella più evidente. Tuttavia siamo sufficientemente saggi e compassionevoli per aiutarci l’un l’altro a superare queste fasi in modo da non confondere, ancora una volta, i mezzi con il fine. Il nuovo paradigma di cui parliamo è un mondo in cui possiamo tutti essere i potenti artefici di noi stessi e dove la massa e l’energia diventano sussidiari della coscienza. Avevamo messo il carro davanti ai buoi, adesso possiamo mettere i buoi sul sedile del guidatore ed entrare nella consapevolezza che diverrà la pietra angolare della nuova scienza. Ciò ci permetterà di scoprire chi siamo realmente, qualcosa che ci è sempre stato tenuto nascosto. È una cultura così strana la nostra!
Grazie a Dio esiste Internet e grazie a Dio esistono tipi come voi ed altri colleghi e stiamo tutti lavorando su questo progetto. Ai bei vecchi tempi, quando lavoravo per la NASA o quando insegnavo a Princeton, mi sostenevano tutti. Un’organizzazione che ti sostenga è molto importante. Avere un gruppo di supporto formato da nuovi colleghi, mentre attraversiamo le fasi di cambiamento, è ancora più importante.
C’è qualche osservazione, a conclusione di questa intervista, che vorresti porre alla nostra attenzione?
Il messaggio che voglio trasmettere è che la nostra realtà è infinitamente più grandiosa di quanto ci abbiano lasciato credere e dobbiamo impegnarci in prima persona e partecipare. Abbiamo bisogno di più persone disposte a correre dei rischi. Abbiamo tutti dei poteri psichici e ciò è misurabile e ripetibile in laboratorio. Alleandoci come colleghi, e in gruppi, possiamo veramente raggiungere quello stadio in cui le nostre vite diverranno molto più facili e, conseguentemente, il mondo sarà di gran lunga migliore. Nascoste da qualche parte esistono le tecnologie e gli strumenti che possiamo usare perché si affermi un mondo nuovo ma, probabilmente, dovremo affondare ed attraversare un lungo periodo di caos prima che la nuova fase si stabilizzi.
Speriamo che non sarà troppo doloroso. Grazie per averci concesso il tuo tempo, Brian, è stato bello rivederti.
Grazie, anche per me.
Traduzione a cura di Swami Virato ( scrittore, studioso di filosofie orientali ed editore della rivista New Frontier Magazine)
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