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Risvegliare l’anima, entrare nel cuore, integrare l’ombra, radicarsi nel corpo – in questa trama chiamata vita, quanti colpi di scena dobbiamo ancora recitare per non perdere lo spettacolare finale del salto quantico?
Ultimante, più che un percorso di crescita spirituale sembra una consegna a scadenza, dove il peso dell’evoluzione umana dipende tutto da noi! E’ se non c’è la possiamo fare? Se il numero di risvegliati non è abbastanza da raggiungere la massa critica, ci avete mai pensato? Che cosa diremmo, abbiamo fatto il nostro meglio per meritare il salto ma il resto dell’umanità non si è impegnato!
Mi sembra di vivere la solita minestra riscaldata, la medesima richiesta genitoriale che stabilisce i termini e il figlio, incerto d’essere all’altezza, cerca disperatamente di mostrarsi degno dell’amore, di guadagnare il suo posto nel nuovo mondo. Non è la storia del paradiso e inferno ripresentata con fronzoli più moderni? Che gira e rigira alla fine ci riporta sempre al punto di partenza – l’umanità non merita il salto quantico se lo deve guadagnare!
E’ se lo meritiamo, è basta? Comincio a pensare che nessuno sta sbagliando, che non ci sono errori perché ogni anima ha fatto una scelta precisa. Non abbiamo un’anima, siamo anime incarnate che vivono quello che hanno voluto sperimentare; e per quanta miserabile, folle, deprimente o meravigliosa può apparire alla mia mente umana, le scelte fatte hanno un unico scopo – sperimentare fino in fondo quella che l’esperienza insegna.
Questi non sono discorsi comuni, perché accenderebbero il fuoco zelante dell’ingiustizia, è una verità che appartiene alle matricole della vita, che predilige il dialogo diretto con l’anima, che svegliandosi dal suo lungo sogno, è ‘curiosa’ di assaporare la scelta che ha fatto dicendo: “Fammi sentire cos’è l’intolleranza, l’arroganza, il divertimento e il dolore!” E la matricola l’ asseconda aggiungendo i fiocchi, ma non basta confezionare la vita per sottostare passivamente alla sua volontà, serve sperimentare insieme fino in fondo, nella massima consapevolezza.
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Lo spazio della collaborazione e qui è ora. Qui la posta in gioco si alza, qui non si scherza, è la dimensione della rapida crescita, dove scorre il fiume in piena. Come le contrazioni dolenti delle donne partorienti che le inducono a stare nel presente, la cervice simultaneamente si espande per fare nascere la vita. Per un ricercatore della verità il processo s’inverte, nel qui e ora è l’anima che espande, mentre l’ego dolorosamente si restringe, contraendosi poi fino a un punto di non ritorno – la sua morte. Sono i due lati della stessa medaglia, l’Alfa e l’Omega che appartengono all’attimo sfuggente, all’onnipresente, ma in entrambi i casi, è il dolore a renderci presenti, e l’anima ‘sentendo’ al massimo, comprende in piena coscienza il suo “curioso” interrogativo.
“Tutto il mondo è un palcoscenico, e gli uomini e le donne sono soltanto attori. Hanno le loro uscite come le loro entrate, e nella vita ognuno recita molte parti”. (Come vi piace – William Shakespeare).
Visto così, non è irragionevole presumere che siamo sempre nel posto giusto, con la persona perfetta in bene e nel male, non per l’ingiustizia della vita o per scarsa consapevolezza; forse siamo semplicemente imperfetti per scelta divina non per colpa di nessuno. I dinosauri non si sono istinti per mancanza di cuore, l’evoluzione non è negoziabile e neanche meritevole, è un mistero che va oltre la comprensione umana. Tutto è al servizio della Sorgente, è cosi che va il mondo della materia, forse non c’è un perché, ma è…
Nessuno ha la verità in tasca, solo opinioni variabili, ma mi aiuta a pensare che nella nostra imperfezione siamo una specie di ‘fallimento’ straordinario e se vogliamo parlare del merito, da protagonisti delle nostre commedie/tragedie sul palcoscenico chiamata vita, siamo tutte anime ‘curiose’ in cammino, e per questo ci meritiamo una standing ovation.
Buona vita sulla terra, Anime ‘curiose’.
Caroline Mary Moore
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