Quando si tratta di cambiamenti, siamo come bambini piccoli-la maggior parte di noi preferisce aggrapparsi a quella sporca “copertina di Linus”, negando l’esistenza di tutto ciò che è nuovo per la paura che sarà: sgradevole, scomodo, difficile, imbarazzante o doloroso.

La verità è, nell’incapacità di accettare innovazione: reprimiamo, sfoghiamo, giustifichiamo o proiettiamo le nostre paure altrove. In altre parole, la tendenza è di evitare di assumersi la piena responsabilità per eventuali sensazioni sconvenienti sulla superficie, incolpando il “button pusher”, sostenendo l’idea che, se altri smettessero di spingere i nostri pulsanti, la vita sarebbe molto più sopportabile!

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Esistiamo principalmente nella nostra bolla personale o “zona di comfort”, in un limbo che prevale anche quando siamo coscienti della sua esistenza. Chi è impegnato in un percorso d’interrogazione interiore conosce la risposta a questo dilemma umano-bisogna risvegliarsi dall’illusione; ma se conosciamo la risposta, come mai siamo ancora qua, incastrati e schiavi delle illusioni della propria mente?

Sappiamo tutti che l’unica costante nel universo è il cambiamento, tuttavia, la capacità di applicare questa verità e essere “presenti” pienamente all’esperienza umana in continuo mutamento, non è cosi facile, perchè la coscienza è onnipresente nel corpo mentre la consapevolezza no.

Durante le nostre attività quotidiane, riceviamo e assimiliamo informazione tramite i nostri cinque sensi, sia coscientemente sia inconsciamente, che richiede un livello limitato di attenzione per eseguire una serie di attività involontarie e abituali comunemente noto come “routine”. Come un criceto in gabbia esercitando su un tapis roulant, svolgiamo consuetudini ripetitive  e sicuri che invariabilmente includono conversazioni prevedibili e faccende abitudinarie, alcune delle quali oscillano tra relativamente piacevole e del tutto noioso.

Un cambiamento richiede che siamo presenti e radicati nel corpo fisico, che di conseguenze, aumenta il volume di consapevolezza, amplificando e rafforzando, alla pari, sentimenti e sensazioni associate, sia al piacere e benessere, sia al dolore e disagi indesiderati!

Resistere al dolore significa abbassare il volume del nostro sentire in ogni sua sfumatura, perciò quando arriva la gioia, la qualità espressa è più vicina all’isterismo, piuttosto che a un’autentica qualità essenziale di felicità.

Poiché la vita scorre in “automatico”, possiamo illuderci di essere in controllo, affinché la vita ci impone un cambiamento, e improvvisamente, siamo catapultati fuori dalla nostra zona di comfort. Per chi è inconsapevole delle scelte creative, le risposte sono le solite manciate di re-azioni e impulsi emotivi automatici, chi invece e più consapevole, riconosce che la vita ci sta offrendo un’opportunità di crescere e le scelte sono: cadere nuovamente nel sonno profondo, oppure affrontare quello che il cambiamento sta rispecchiando, ossia, i nostri limiti infantili e le strategie che utilizziamo per resistere al rinnovamento.

Dentro ogni uno di noi vive un Linus che trascina una copertina, ormai sudicia. E’ il nostro bambino/a interiore che fa capricci, perché il cambiamento significa privarsi della coperta, e rimanere in vulnerabilità per il tempo del lavaggio, con il rischio di non riconoscere il suo profumo di pulito!

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Occupandoci consapevolmente del proprio bambino/a interiore, è un impegno che significa, essere un genitore presente per se stessi. Abbracciando e comprendendo i disaggi che emergono, il bambino/a pretende la nostra attenzione, specialmente quando il suo linguaggio represso è un’emozione sconvolgente e insopportabile che all’epoca fu ignorato o sminuito. Tuttavia, se non siamo attenti, si rischia il tira e molla interiore tra reprimere nuovamente un sentimento distorto ma vissuto come vero, e quello della paura di sentirlo e viverlo nuovamente. E a questo punto cosa facciamo?

La risposta confezionata è accettare!

Come ogni genitore sa, accettare le paure infantili, espresse come capricci, non è sempre ammissibile, e più manifestiamo l’inaccettabilità del loro comportamento, più i bambini ricevano le nostre attenzioni negative.

La stessa dinamica accade dentro di noi, quando il cambiamento ci spinge oltre i confini della nostra zona di comfort, il bambino/a interiore esige il nostro consenso e accettazione, scatenando un conflitto tra titani, qualcosa ogni genitore conosce; la guerra per  il controllo!

Il controllo è equivalente alla resistenza, è più resistiamo, più ci aggrappiamo a quella copertina. Tuttavia, c’è una soluzione. Invece di cercare di accettare l’inaccettabile, possiamo accettare che non accettiamo affatto, e semplicemente mollare il controllo, permettendo l’inevitabile.

Essere un genitore presente è un lavoro stancante e impegnativo, mentre essere un genitore permissivo, è la via più facile e discutibile, per quanto riguarda l’educazione del proprio figlio. Tuttavia, per il bambino/a interiore e un’ottima soluzione, perché nel momento in cui molliamo la presa interiormente, rilassando nell’indulgenza, l’interesse di investire cosi tanta energia nei capricci per l’attenzione e l’accettazione, diventano di meno.

Quando i cambiamenti arrivano, scegli la via più facile, molla il controllo insieme alla tua copertina di conforto, abbandonando la lotta per l’accettazione. Sì un genitore condiscendente, permettilo è basta, e vedrai che il profumo del cambiamento (pulito) non è solo rassicurante e anche bello.

Caroline Mary Moore

Fonte : http://www.dalleclissedellesserealmisterodelvuoto.com

 


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