Non giudicate per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate, sarete misurati.”. Queste sono le parole di Gesù riportate nel Vangelo di Matteo (Mt 7,1-2) ma a molte persone sfugge il loro reale significato, in quanto questa frase non è un monito, come molti pensano, non vuol dire che se giudichiamo gli altri un giorno verremo puniti da un’entità divina in un giudizio universale.. ma nasconde in sé un significato molto più profondo, che si applica nel nostro quotidiano, anche duemila anni dopo la sua enunciazione. Gesù, infatti, oltre ad essere un grande profeta, conosceva molto bene la psiche umana (dal greco psiché = anima), sicuramente meglio di tutti quegli psicoanalisti moderni che servono, perlopiù, a confondere la mente umana. Egli, con questa frase, voleva semplicemente esprimere quella che possiamo definire una legge psicologica e alla quale nessuno può sfuggire: se noi ci ostiniamo a giudicare gli altri, allora alimentiamo dentro di noi un qualcosa che possiamo chiamare il “senso del giudizio”, ossia la convinzione che in questo mondo possa esserci effettivamente qualcosa di giusto e qualcosa di sbagliato, quando sappiamo bene però, che ognuno vede la realtà a modo suo, ognuno di noi si crea la propria di realtà, e pertanto non può esserci giudizio, ma noi giudichiamo per via della nostra dimensione duale. E nel momento in cui giudichiamo, allora aumenta il senso del giudizio in noi e ci sentiamo giudicati dalle altre persone. Il giudizio rivolto verso gli altri e quello rivolto a noi stessi, sono le facce della stessa medaglia.

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Proverò a spiegarvelo con qualche esempio pratico: se ad esempio ci mettiamo a ridere quando vediamo una persona vestita in una maniera che giudichiamo stravagante, allora prima o poi ci sentiremo anche noi giudicati per il nostro modo di vestire. Ma è chiaro che il giudizio “stravagante” appartiene solo alla nostra realtà, al nostro modo di vedere le cose, perché quella persona sicuramente si sentirà a suo agio con quegli abiti. Allo stesso modo, se capita di disprezzare le scelte di qualcuno, prima o poi ci sentiremo disprezzati per le nostre scelte. Se critichiamo il modo di pensare delle persone, avremo timore nel momento in cui saremo noi ad esprimere i nostri pensieri, un timore che ci venga rivolta una qualche critica. Se ad esempio vi trovate in posta e vi lamentate perché allo sportello l’impiegata ci impiega troppo tempo con un cliente (ma è solo un vostro giudizio!), allora vi sentirete a disagio nel momento in cui sarete voi a dover effettuare un’operazione lunga allo sportello, e “sentirete” il giudizio delle persone che sono in coda alle vostre spalle. Non giudicate per non essere giudicati significa proprio questo, la sofferenza sarà proporzionale al vostro grado di giudizio. Non c’è scampo!

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Il nostro “giudicare” deriva dal fatto che in noi è implementata una mente duale, quindi se osserviamo la realtà attraverso di essa, non potremo che avere una realtà duale. Giusto o sbagliato, bello o brutto, freddo o caldo, è nella natura della mente dividere il tutto. Pertanto, nella misura in cui giudichiamo gli altri sbagliati, ci sentiremo noi stessi inadeguati agli occhi degli altri, ma non solo, infatti nella stessa misura in cui ci sentiamo sbagliati e inadeguati, vediamo sbagliati e fuori posto anche gli altri. È un circolo vizioso dal quale non è facile uscirne fuori. E attenzione a non cadere nell’idea che soltanto il giudizio negativo sia di per sé un giudizio, perché anche il giudizio positivo è pur sempre un giudizio e crea dualità. Nel momento in cui giudico una persona ricca, in automatico sto creando la povertà. Il positivo richiama sempre il negativo, non c’è via d’uscita!

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Non c’è modo di interrompere il meccanismo giudicante della mente, lei è fatta così, a meno che non vogliate distruggerla 🙂 ! C’è però uno spiraglio di luce, una speranza, una Via… questa Via porta all’essenza, al cuore; in altre parole possiamo osservare con costanza la nostra mente, studiarla, scoprire il suo modus operandi, e soprattutto scoprire la sua limitatezza al cospetto della nostra essenza infinita. In questo modo possiamo disidentificarci con la mente, con ciò che pensiamo di essere ma che in realtà non siamo, e approdare così nei meandri dell’essenza, ciò che è, ciò che vede senza dividere in bello o brutto, ma “intuisce” la perfezione di tutto ciò che accade. Questo non significa che non saremo più capaci di scegliere, la “scelta” è sempre nelle nostre facoltà, ma possiamo scegliere senza giudicare. Possiamo scegliere di non frequentare più un posto, una persona, ma non per questo la giudicheremo sbagliata o inadeguata. Se impareremo a “vedere” ogni cosa dalla prospettiva della nostra essenza, allora smetteremo di giudicare e di conseguenza… non ci sentiremo più giudicati; “perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate, sarete misurati.”.

Tragicomico

Fonte : http://www.tragicomico.it/non-giudicate-per-non-essere-giudicati-significato/

 

 

 

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