Avremo il fenomeno di Luna Nuova il pomeriggio del 6 marzo 2019 alle ore 17.05 italiane nel segno dei Pesci a 15.47°. 

Un Novilunio che ci immette, come affluente che entra nel mare, in un nuovo inizio di più grande e allargata consapevolezza. Innanzitutto per tre avvenimenti astrologici abbastanza significativi: la retrogradazione di Mercurio nel segno dei Pesci, l’ingresso ufficiale di Urano nel segno del Toro (metà maggio 2018 Urano ha fatto il suo ingresso in Toro per poi tornare in Ariete da novembre 2018) e il giungere del prossimo Plenilunio in Bilancia nella notte del 20 – 21 marzo 2019 coincidente con l’Equinozio di primavera.

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Un cielo che ci prepara dunque ad accogliere tante novità e per farlo ci apre le porte dell’energia di accoglienza femminile: per far si che si formi qualcosa di nuovo dobbiamo creare uno spazio e per farlo, si deve fare “vuoto” . L’acqua oceanica dei Pesci con Sole, Luna, Mercurio e Nettuno nel segno, e la terra fertile del Toro in cui abbiamo Urano e Marte – sono quegli elementi di destabilizzazione con quel tanto di “perturbante” che necessitiamo, per aprirci all’inconsueto. Acqua (Pesci) e Terra (Toro) sono elementi complementari nel concimare e rendere fertile la rigogliosa materia di “sono fatti i sogni” direbbe qualcuno.

Cielo femminile inteso come un iniziare a percepire uno nuovo stato di percezione che ha a che fare con la morbidezza a discapito della separazione e rigidità, e porre la nostra attenzione in quelle zone della nostra vita dove lottiamo contro noi stessi e con ciò che proviamo. Ci insegna a saper fluire nell’amore, nella dolezza e nella fantasia, senza temere di esserne sopraffatti, né di perderci nelle profondità sconosciute e a volte spaventose, del più complesso e poco definibile segno dei Pesci di cui già ho trattato nel precedente articolo sul Plenilunio in Vergine. 

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Sole, Luna, Nettuno e Mercurio retrogrado nei Pesci di un Novilunio in cui si dovrebbe provare a portare in armonia anche i nostri conflitti interni tra maschile e il femminile, il pensare e il sentire, lo Yin e lo Yang e la possibilità di aprire la mente alla visione del cuore. Entrare anima e corpo senza giudizio (e non basterà un ciclo di luna a insegnarcelo), nel più sacro e misterioso dei sentimenti: l’amore. “Noi amiamo con la mente e non col cuore. La mente può modificare se stessa, ma il cuore non può. La mente può rendere se stessa invulnerabile, ma l’amore non può; la mente può sempre ritirarsi, escludersi, diventar personale o impersonale. L’amore non può essere misurato, cintato. La difficoltà sta in quello che noi chiamiamo amore, che è in realtà un prodotto della mente. Noi riempiamo i nostri cuori delle cose della mente e così abbiamo il cuore sempre vuoto e in attesa.” (1)

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L’amore non può essere misurato, cintato” scrive Krishnamurti, e questo vale in maniera assoluta per il segno dei Pesci, che mal tollera confini e restrizioni, scivolando via appena lo si incatena o lo si cerca di definire; anche se questa modalità spesso è una fuga e non una vera e propria scelta di libertà, che per essere tale (ora vedremo), dovrà passare da una profonda conoscenza di se stessi. Ho già detto in altri articoli, che l’astrologia ha una simbologia verticale, analogica e quindi l’amore, l’arte, la follia, l’estasi, l’esperienza spirituale, il sacrificio, la trascendenza, le droghe, i paradisi artificiali e la libertà suprema, sono tutti sullo stesso piano simbolico e collegati a un unico comune denominatore che il simbolismo dei Pesci e Nettuno racchiude: la resa. L’apparente “sacrificio” del nostro Io – Ego a favore di un non – Io.

Chi sono quando non c’è il mio Io – Identità a definirmi? Nel mio mondo onirico sono lo stesso, oppure agisco parti di me completamente avulse dalla mia identità diurna?

Cosa rimane di me quando mi sento rapito dall’amore, dalla musica, o da una forza che sento sovrastarmi?

Persone fortemente razionali temono lo stadio dello sconfinamento di sé, sia che si tratti di amore, sia che si tratti di spostamento di sé verso qualcosa di non conosciuto che li destabilizza, hanno paura di non ritrovarsi più. Come molte persone dal lato opposto, che sembrano costantemente morbide, creative e “nel flusso” o “innamorate”, ma non sono ancora pienamente libere o illuminate, ma in balia delle loro sirene interiori. Quindi non libere esattamente come le prime.

Noi tutti attraversiamo stadi in cui non siamo ancorati a noi stessi e cerchiamo in modo inconsapevole di “fonderci con qualcosa d’altro”. Cosa accade quando beviamo un bicchier di vino (o più di uno), o quando camminiamo per strada e siamo innamorati, o ancora cosa accade quando stiamo creando qualcosa e siamo immersi totalmente in quell’opera o quando abbiamo un’esperienza estatica di fronte a un paesaggio o di folgorazione interiore? In tutti i casi, accade la medesima cosa: il tempo si dilataqualcosa dentro di noi si espande fino a farci sentire meno separati dal “fuori di noi”. Non ci sentiamo più così piccoli e soli ma siamo protesi e spalancati, morbidi, commossi, stupidi, travolti da qualcosa che trascende la nostra personalità cosciente e ciò che di noi sappiamo razionalmente che in qualche modo ci rapisce. Se siamo sotti i fumi dell’alcol ci sembrerà di essere meno timidi e più a contatto ravvicinato con le persone intorno a noi, con la musica stessa, il senso di equilibrio fisico si fa differente, perdiamo il nostro baricentro. Se siamo innamorati camminiamo nella strada fatta da sempre, la vediamo bellissima e ogni canzone o cucciolo di animale ci commuove più del solito, se siamo in piena creazione artistica non ci accorgiamo nemmeno del tempo che passa, e se è notte, e gli artisti lo sanno, la creazione è ancora più stimolata.

Il lato del femminile di cui dunque parlo è quello quindi legato a tutto ciò che la razionalità pura non riesce ad afferrare, è il lato “numinoso”, sacro: “l’esperienza peculiare, extra-razionale, di una presenza invisibile, maestosa, potente, che ispira terrore ed attira: tale esperienza costituirebbe l’elemento essenziale del «sacro» e la fonte di ogni atteggiamento religioso dell’umanità” (2). La simbologia Pesci è collegata a tutto ciò che volenti o meno, tenta di traghettarci dal nostro stadio di separatezza a uno stadio di completezza, più o meno riuscito e contemplato in maniera differente da tutti noi.

 

 

Il Novilunio è a livello simbolico un tempo di raccoglimento interiore, è la notte più buia in cui la luna è oscurata e non si vede, si trova nel suo percorso intorno alla Terra in posizione di ombra, tra la Terra e il Sole, ed è come se ci chiedesse un atto di fiducia e raccoglimento interno nella semina di un intento che maturerà con il crescere della luna – la vedremo qualche giorno dopo illuminata in cielo al suo primo quarto. Il segno dei Pesci è in perfetto accordo con la simbologia della Luna – si trova nella sua Esaltazione – e manifesta in maniera molto potente le risonanze creative e generative lunari. Il segno dei Pesci è il terzo segno d’acqua e anche ultimo segno dei dodici dello Zodiaco, racchiude in sé tutto il cammino compiuto dai precedenti undici segni e soprattutto, la completezza della purificazione del Trigono d’Acqua: Cancro, Scorpione, Pesci.

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A questo proposito mi viene in mente un film che ho visto recentemente   Roma – (di Alfonso Cuarón, distribuzione Netflix Italia) – parlare dei Pesci in modo diretto mi è impossibile, quindi mi appoggio al linguaggio che espande, come può essere l’immagine cinematografica.

Ho visto questo film senza leggere nulla prima (come spesso faccio quando mi dedico i miei momenti cinematografici, le critiche le leggo in seguito), e nel caso voleste vederlo vi consiglio di fare lo stesso, e ho trovato davvero illuminante soprattutto a posteriori (perché durante un film è bello lasciarsi portare senza razionalizzare), il percorso della protagonista che è per me, a tutto tondo, un viaggio iniziatico verso la liberazione, la libertà e l’amore puro universale. L’Acqua inoltre, come elemento primordiale ancestrale, la seguirà per tutta la storia, come un battesimo a nuova vita e sarà quel passaggio attraverso il quale, troverà la sua consistenza d’essere e rinascita.

La definizione di viaggio iniziatico, viene usata sia nella cultura esoterica, sia come linguaggio comune per indicare i riti di passaggi di maturazione attraverso le tappe della vita che tutti noi compiamo crescendo. Un passaggio di maturazione è una presa di coscienza tra un prima e un dopo, e mette in conto che in mezzo ci sia un evento che trasformativo che ci renderà diversi dal punto da dove eravamo partiti. Spesso c’è un’acquisizione di una nuova prospettiva di esistenza, a discapito di una vecchia struttura del nostro essere che viene lasciata andare.

I tre segni d’acqua – Cancro, Scorpione e Pesci – e le case d’acqua ad essi associate – Casa IV, VIII e XII), rappresentano per me in modo esemplare questo viaggio di trasformazione a livello emotivo. Se abbiamo molti pianeti in queste case astrologiche nel nostro Tema Natale, ci  è richiesto un lavoro profondo di scavo, per quanto riguarda tutto il nostro mondo di reazioni emotive inconsce condizionate dal passato.

Per giungere all’esperienza di completezza e piena libertà (quindi non più fuga), dello stadio Pesci (e con ciò non vuol dire che chi è del segno vivrà questa completezza, ma sarà un cammino in ricerca), è necessario attraversare tutte “le acque” che segnano le tappe sentimentali rappresentate dai due segni precedenti – stadio Cancro e stadio Scorpione. Riconoscere le radici emotive da cui proveniamo, compiere il necessario distacco da esse e dal nostro bisogno fusionale infantile per giungere ad un’autonomia emotiva più consapevole attraverso una faticosa separazione e “morte”della nostra infanzia, catarsi che ci dovrebbe condurre verso un amore più altruistico, donato a noi stessi e forse al mondo. 

La protagonista del film “Roma”, una vera eroina archetipica dei nostri tempi, tocca con mano tutte le tappe prima di giungere a una vera liberazione interiore, che la condurrà a essere portatrice di amore per se stessa e gli altri e uno stadio “ascesi”, il finale è esemplificativo, una scala che sale verso il cielo. La tematica del femminile di questo Novilunio, è per me espressa magicamente attraverso la storia raccontata in questo film. Una storia che può essere racchiusa in ognuno di noi. Questo vale anche per gli uomini che hanno in sé la stessa generatività delle donne, ma devono rendersene pienamente consapevoli.

Tutti noi quindi siamo chiamati, uomini e donne, ad attraversare una fase Cancro – IV Casa – in cui abbiamo conosciuto il nostro mondo emozionale in maniera indotta, tramandata, filtrata dall’ambiente emotivo intorno a noi, per riuscire a capire davvero il cosa sentiamo e dare valore a noi stessi e gli altri, trasformare le emozioni indifferenziate in sentimenti. Abbiamo dovuto attraversare la fase Scorpione – Casa VIII – tramite un’esperienza, o più nel corso della vita, che ci ha messo a confronto con la perdita, il cambiamento e la vita con il suo lato ombra, e siamo riusciti a darci valore (una Casa VIII meno clemente dell’abbraccio materno che invece ancora ricercavamo). L’acqua dello Scorpione è la purificazione attraverso la “caduta”, il confronto con la nostra interezza umana; è quando siamo messi alle strette, tramite situazioni in cui dobbiamo attingere alle nostre vere risorse interne, che siamo costretti a chiederci chi siamo davvero, dove siamo responsabili del punto in cui ci troviamo e cosa siamo disposti a dare e a perdere. Prima di questo imbuto forzato, forse non avvertivamo nemmeno i nostri veri confini, tutto era fluido, e niente davvero importante, come quando abbiamo sentito per la prima volta di smarrirlo. La nostra vera natura emerge lì.

Non ci sono più maschere né fronzoli quando attraversiamo un dolore, siamo noi e basta, ed è lì che si pone il delicato passaggio di rinascita, che può condurci alla fase di risoluzione e appartenenza al flusso della vita Pesci – Casa XII – Quando avremo lasciato andare un grosso pezzo di ego e amor proprio, di attaccamento e di illusione anche a quello che noi crediamo di essere, che potremo compiere una vera trasformazione più vasta. Il passaggio di Casa VIII, è davvero il confronto con ciò che di noi stessi non conosciamo; è solo a quel punto che oltrepassiamo la soglia del cambiamento, e che quando pensiamo di morire, diveniamo farfalle. Fino ad allora siamo ancora immersi nel nostro passato – Cancro – e nelle lotte di potere, ostinazione e di sopravvivenza – Scorpione – e non potremo essere liberi di scegliere, essere, amare e donare – fase Pesci. 

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Il vasto mare infinito in cui si dovrebbe imparare a nuotare dei Pesci, rappresenta la resa totale alla piccolezza del nostro Io, non per arrivare a stadi passività o rassegnazione (lato ombra dell’indolenza Pescina), ma per affidarci a qualcosa (a cui possiamo dare qualsiasi nome), che è una specie di saggezza profondissima, Femminile mistico, Grande Madre Ancestrale, Ispirazione divina, Amore, Sè, che si “lascia accadere”, ed è possibile solo se abbandoniamo la pretesa di poter controllare, dirigere il flusso e capire tutto. L’Io che desidera qualcosa che crede fondamentale dovrà arrendersi, al non – Io, che è sapiente e ci porterà dove è giusto che sia, donandoci le risorse arcaiche nascoste al di sotto del nostro Io – cosciente. Il “sacro” è possibile solo quando non lo stiamo cercando, ed è lì ci pervade, ci coglie e ci commuove. Accade quando siamo vulnerabili, smarriti, e aperti a sentire, in qualche modo passivi, femminili, ricettivi, per far si che qualcosa penetri e ci possa trasformare, permeare, sciogliere, stupire. (tutti verbi che si lasciano accadere in forma passiva, non attiva).

 

Basti pensare all’Amore, e sappiamo quanto al suo cospetto, non possiamo che arrenderci – noi stiamo male quando non ci arrendiamo a lui – quando lottiamo con tutte le nostre forze per non provarlo, quando entriamo nelle dinamiche di potere, paura e controllo, ma l’Amore in sé, è solo resa incondizionata e gioia.

 

Non posso raccontarvi il film e non odiatemi se vedendolo potreste attraversare temi dolorosi abbastanza forti, ma fidatevi come ho fatto io, se lo prenderete come esempio di viaggio di vita, morte e rinascita, che ognuno di noi qualche volta nella sua vita ha sperimentato, comprenderete cosa intendo alla fine del film. In tutto il racconto come ho già detto, l’elemento simbolico dell’acqua fa da protagonista, l’acqua che tenta di lavare via lo sporco, l’acqua della maternità, l’acqua dell’oceano della vita che se riusciamo ad attraversare con amore e con fiducia totale, ci sosterrà e salverà. 

Mercurio in Pesci e Kirone appena entrato nell’Ariete, sono nel tema di Novilunio in Casa VIII, a rappresentare la possibilità di poter entrare coraggiosamente nelle nostre paure sepolte per poterle vedere ed esprimere e riconoscere tutta la nostra Maestria interiore. Urano in Toro inaugura un ciclo di ben 7 anni in cui siamo chiamati ad attraversare il tema del radicamento e della fiducia nella materia – vita, e ci aiuterà a consolidare tutta la nostra appartenenza qui, e permettere all’anima di fare esperienza creativa tangibile sulla terra. Per trascendere la materia, libertà spirituale della Casa XII e traguardo Pesci, dobbiamo prima viverla e assaporarla fino in fondo, gustandone a pieno il gusto, l’odore, e la consistenza, e l’amico di terra Toro, in questo è un vero maestro nell’insegnarcelo.

 

Buon Novilunio a tutti voi,

Anna Elisa Albanese

 

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Fonte : https://www.sentieroastrologico.it/novilunio-in-pesci-6-marzo-2019-la-resa-allamore

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