In questo preciso momento storico, più siamo rigidi e chiusi più il  malessere aumenta, più non sentiamo e più una parte di noi muore soffocata da una pressione che non riusciamo nemmeno a descrivere; c’è la nostra presenza fisica ma non ci siamo noi nella nostra completezza e un senso profondo di solitudine ci travolge, ci sentiamo soli con le nostre idee, sogni,  desideri che fluttuano nell’aria, dissolvendosi nel vuoto e… il cuore  si frantuma in mille pezzi che difficilmente riusciamo a raccogliere e riunire.

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Siamo assenti, parliamo ma non sentiamo le parole, guardiamo ma non vediamo, non cogliamo i segnali, non cogliamo i gesti e i sensi si perdono, sono lì, ma non sentono.

Sentire è l’unica cosa che può mantenerci ancora vivi perché la vita è fatta di questo, perché noi siamo fatti di questo, perché l’abitudine, l’apatia e l’ordinarietà ci uccidono, perché necessitiamo di vita non solo di vicinanza, di osservazione, di presenza, di vibrazione altrimenti il corpo si ammala, lo spirito si spegne e il cuore si divide.

Abbiamo perso la ricchezza dell’andare incontro, l’incontro è vitale, è andare incontro all’altro, è ampliare le proprie vedute, è correre il rischio di lasciare il vecchio e affrontare la scoperta di nuove possibilità, senza aspettative, senza protezione, senza difese ma veri, smascherati, nudi a se stessi nella propria autenticità.

Possiamo scegliere se abbattere il muro e andare oltre e proseguire lungo sentieri inesplorati o restare immobili davanti all’ostacolo e aspettare che qualcuno ci salvi, persi in una realtà che non ci appartiene, che non cambierà mai perché siamo invisibili a noi stessi.

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Avremmo mai pensato di arrivare a tanto? Per che cosa? Per dare ragione ad un ego limitante e definito? Non ci costa caro tutto questo?

Ho sempre pensato che esistesse qualcuno che non dovesse scendere a patti con il diavolo dentro di lui, che fosse tanto sensibile da preferire la verità, a costo di perdere una parte di sé, che esistessero uomini e donne che vivessero per la scoperta di sé, nel rispetto dell’altro, della libertà. Una libertà ricca di contenuti, non di parole ma di gesti concreti, non di illusioni.

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Ho sempre pensato di essere “poco” e questa è stata la più grande menzogna che mi sia mai raccontata e alla quale ho creduto per troppo tempo… ma la vita mi ha mostrato e continua a mostrarmi quanto la lotta e la scoperta di quel mondo sotterraneo vissuto da mostri, oscurità e paure sia stato l’unico in grado di restituirmi il tesoro perduto, l’unica strada percorribile per la salvezza. Quante menzogne ho dovuto abbattere, quante illusioni abbandonare e quante dure realtà vedere, sì perché negando la realtà non mi sono protetta ma al contrario, qualunque essa fosse è stata la sola in grado di restituirmi la pienezza dell’essere. Sono sopravvissuta a tutto, mi sono immersa in un viaggio duro, faticoso e a tratti devastante, spesso priva di forze e di speranze ma… per cosa?

Solo e unicamente per me stessa, per ritrovare un’anima perduta,  per dare vita e ciò che era morto, per mia figlia…figlia della verità, frutto dell’essenziale, seme del nuovo, della speranza di un futuro diverso, di uomini e donne che sanno lottare per la vita, per la dignità, per la giustizia, che sanno lottare per se stessi, che non temono i mostri che possono incontrare perché sanno che sono i soli che li possono guarire, perché reggono il loro sguardo, con occhi impauriti ma umili perché rispettosi del loro dolore che non è altro che il proprio.

Hanno il coraggio di prenderli per mano, rischiano la vita stessa per osservarli e riconoscerli, perché hanno il coraggio di morire a se stessi infinite volte, perché sanno che solo così possono fiorire nella loro nuova magica esistenza.

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Abbiamo agito a seconda di ciò che eravamo, non avevamo altra scelta, ma ORA non siamo più quelli di prima e ORA possiamo scegliere…più opponiamo resistenza più il conflitto diventa forte, più lottiamo più ci identifichiamo ma per essere liberi non abbiamo altra possibilità che differenziarci, che prendere coscienza perché “coscienza” non è  pensiero, non è comprendere, non è analizzare, non è ragionamento, non è interpretazione, è fuori dal tempo e dallo spazio, è sentire e riconoscere la nostra verità al di là del “si deve” o “non si deve”, del “bene e del male”, è osare, fare ciò che sentiamo giusto per noi, ORA,  nel presente che non ha inizio né fine e divenire “ciò che siamo”, portatori di chiarezza e pace.

Concludo con un testo di Nelson Mandela:

“Non abbiamo paura di non essere all’altezza, la vera paura che abbiamo è di essere troppo potenti…Non sono le zone d’ombra a terrificarci di più, ma la luce che è in noi.
Perché, chi siamo noi per essere così brillanti, formidabili, pieni di talento e di risorse?
Effettivamente, chi vi credete di essere, voi, per non poter essere tutto ciò?
Siete figlie e figli di Dio.
Fare i piccoletti, non aiuta il mondo.
Disprezzare se stessi per riconfortare gli altri intorno a sé, non ha nulla di eccezionale.
Siamo stati creati tutti (e non solo qualcuno di noi) per diffondere la gloria di Dio che è in noi.
Quando la lasciamo risplendere, incitiamo gli altri a fare lo stesso.

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Quando abbandoniamo le nostre paure, la nostra presenza aiuta gli altri a liberarsi delle loro”.

Cristiana Naldi

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